Il Fatto 11.7.16
Politica e religione, quell’intreccio che genera male
di Orazio Licandro
Nell’88
a.C. in Asia Minore si commise un enorme brutale eccidio, poi chiamato
Vespri asiatici, ad opera di Mitridate, re del Ponto, in guerra contro i
Romani per il controllo del Vicino Oriente. Ce lo racconta Appiano:
“(Mitridate) scrisse di nascosto a tutti i suoi satrapi e magistrati che
il trentesimo giorno successivo avrebbero dovuto procedere
all’uccisione di tutti i cittadini romani e italici nelle loro città,
comprese le loro mogli, i figli, i loro domestici di
nascita
italica, gettando poi i loro corpi fuori dalle mura, insepolti, e
dividere i loro beni con lo stesso sovrano. (...) Offrì anche ai
debitori che avessero ucciso (gli Italici) la liberazione di metà dei
loro obblighi verso i loro usurai”. Gli ordini furono eseguiti con
assoluto scrupolo: “Gli Efesini, che erano fuggiti e si erano rifugiati
nel tempio di Artemide, li uccisero dove si trovavano le immagini della
dea. Gli abitanti di Pergamo li colpirono con il lancio di frecce,
mentre avevano cercato scampo presso il tempio di Esculapio ed erano
aggrappati alle sue statue.Gli Adramiteni (...) perseguitarono gli
Italici che si erano rifugiati presso la statua di Vesta, li strapparono
dal santuario, uccisero i figli davanti agli occhi delle loro madri, e
poi uccisero le madri stesse e dopo i loro mariti”. I cittadini di
Tralles, invece per evitare che il sangue cadesse su di loro,
ingaggiarono un killer che “diresse le vittime al tempio della Concordia
e là li uccise, tagliando le mani di alcuni che stavano abbracciando
le immagini sacre” (Appiano, Guerre mitridatiche 22-23). Quando la
politica e la religione si intrecciano inestricabilmente il male, il
grande male, scende sull’umanità: oggi come 2000 anni fa.