venerdì 8 luglio 2016

Corriere 8.7.16
Di Maio in Israele attenua la linea filo-Palestina
di Davide Frattini

TEL AVIV Tre anni fa avevano ascoltato la voce di una sola delle due parti in conflitto. Questa volta la visita dei 5 Stelle comincia a Tel Aviv e continua con quelle che sono le tappe quasi obbligate per qualunque politico straniero voglia farsi conoscere (e riconoscere) in Israele: il museo dell’Olocausto, la Knesset per gli incontri con i parlamentari della destra al potere e quelli dell’opposizione. In mezzo il tentativo di entrare nella Striscia di Gaza (i permessi per ora non ci sono) e i contatti con l’Autorità palestinese tra Ramallah, Betlemme ed Hebron. Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera, arriva accompagnato dalla senatrice Ornella Bertorotta e da Manlio Di Stefano, capogruppo in commissione Esteri, che aveva già partecipato nel 2013 a quello che i grillini continuano a chiamare solo il «viaggio in Palestina».
In compenso l’annuncio su Facebook per spiegare questi cinque giorni di missione enfatizza quello che Israele dovrebbe fare e concedere, anche se starebbero preparando una condanna delle azioni violente di Hamas. «Una soluzione della pace — la creazione dei due popoli e due Stati — passa per le scelte che il governo d’Israele saprà prendere nei prossimi anni. È chiaro ormai a tutti come lo storico conflitto non ha davanti a sé nessuna soluzione che possa essere militare, né incentrata solo in termini di sicurezza con la costruzione di muri». Per oggi pomeriggio hanno scelto di andare proprio a Bil’in in Cisgiordania, dove ogni venerdì gli abitanti palestinesi protestano contro la barriera che taglia il villaggio. Caricare tutta la responsabilità — e quindi le colpe del mancato accordo — sul premier Benjamin Netanyahu (o chi lo seguirà) è bollato come «fazioso e superficiale» dal demografo italo-israeliano Sergio Della Pergola: «Esiste un conflitto e in questo conflitto gli attori sono due», commenta all’agenzia Ansa .
Nei primi incontri la delegazione ha parlato con israeliani e palestinesi seduti insieme. Con il dolore ad accomunarli: sono i parenti delle vittime della guerra che non finisce.