Corriere 7.7.16
«Doppio turno come in Francia, così si cambia la legge»
Pizzetti: premio di coalizione e nostalgie dell’Ulivo non servono
Se il castello cade, cade per tutti
di Monica Guerzoni
ROMA
L’Italicum rischia di regalare la vittoria al M5S. Lo conferma il
sondaggio di Pagnoncelli sul Corriere di ieri, che prevede al
ballottaggio 13 punti di distacco a svantaggio del Pd. Numeri da
brivido, che hanno convinto il sottosegretario alle Riforme Luciano
Pizzetti a lanciare nello stagno del dibattito il sasso del sistema
francese: «La legge elettorale non può essere inventata a capocchia,
deve corrispondere ai mutamenti che stanno avvenendo in tutta Europa».
I partiti tradizionali sono in difficoltà.
«Tutti,
a partire dalla sinistra riformista. E l’analisi va fatta sulla paura
di molti cittadini di scendere nella scala sociale. Dobbiamo rafforzare
le politiche di governo e dare un po’ di birra alla domanda interna,
altrimenti il collasso del sistema è garantito».
Franceschini, come Bersani, propone di passare al premio di coalizione.
«Inseguire la suggestione dell’Ulivo produrrebbe una sorta di Dc fuori corso».
Ritoccare il premio non basta?
«No.
Con un intervento chirurgico sull’Italicum non si va da nessuna parte.
Il premio alla coalizione non genera un effetto di governo. Anzi, si
rischia di ingigantire il dato antisistemico del M5S, che si presenta da
solo. E se lasci le pluricandidature, ottieni un Parlamento dove
prevalgono davvero i nominat i».
La sua ricetta?
«Se
l’Italicum non corrisponde più al sistema tripolare non devi
intervenire amputando l’arto sano, devi cambiare modello. Se si
riconosce che occorre un sistema più in sintonia con le dinamiche della
rappresentanza, non ci sono storie. Questa via passa per un modello alla
francese».
Ha informato Renzi e Boschi della sua proposta?
«Gliene
ho parlato, sì. Il sistema francese era l’idea originaria del Pd e
l’aver verificato in Parlamento che non c’era consenso non fa venire
meno la sua validità. L’Italicum ha dei punti di criticità e non è
sezionabile, quindi giocoforza bisogna ridiscutere il modello e il
francese può incontrare l’interesse convergente delle forze politiche».
Non certo dei Cinque stelle.
«Se
valutano in termini di sistema può piacere anche a loro. Il 40,8% del
Pd alle Europee insegna che dopo l’effetto doping c’è l’effetto
antidoping. Il punto fondamentale è chi accede al ballottaggio».
Meglio buttare a mare l’Italicum o modificarlo?
«O
cambi modello, o ti tieni l’Italicum con la governabilità. In questo
caso fai accedere al secondo turno non solo i primi due partiti, ma chi
supera una soglia del 15% o del 20%. Quel che non si può fare è
cambiarlo solo nel punto del premio».
Ncd ci starebbe?
«Non
vedo perché no, mantenendo i collegi e la soglia del 3% come diritto di
tribuna. Anche presso Forza Italia questa opzione potrebbe riscuotere
interesse. Io andrei a verificare se ci sono le condizioni, invece di
stare asserragliati in difesa mentre fuori c’è chi avanza».
Brexit docet?
«L’effetto
è stato così travolgente che non è rimasto in piedi nessuno ed è una
riflessione che dobbiamo fare anche nel Pd. Se viene giù il castello,
viene giù per tutti».
La linea di Renzi è troppo difensiva?
«Sulla
legge elettorale avrebbe potuto osare di più, andare a vedere le reali
volontà dei partiti. L’altro aspetto importante è predisporre la legge
elettorale sul Senato».