mercoledì 6 luglio 2016

Corriere 6.7.16
Ballottaggio, M5S al 56,5% Pd dietro anche in coalizione
Al secondo turno «nazionale» 13 punti di scarto dei 5 Stelle sul Pd
E sarebbero 9 in caso di unione a sinistra
5 Stelle al 30,6%, dem sotto, FI, Lega e FdI al 29,3
I 13 punti in più  al secondo turno dell’Italicum
di Nando Pagnoncelli

Sorpasso del Movimento 5 Stelle sul Pd (30,6% contro il 29,8%), in sofferenza anche i due partiti principali del centrodestra: Forza Italia al 12,2%, in calo di circa un punto, la Lega al 12,4% (-0,7%). Il nuovo sondaggio disegna scenari di vittoria dei pentastellati anche nel ballottaggio previsto dall’Italicum. Nel confronto secco tra Pd e M5S, quest’ultimo vincerebbe con il 56,5% e un distacco di 13 punti, mentre contro un centrodestra unito il Movimento 5 Stelle prevarrebbe di quasi 20 punti. Nemmeno un centrosinistra unito batterebbe i pentastellati: finirebbe 45,5% a 54,5%.
L e ultime stime di voto pubblicate in questa rubrica risalgono alla fine di aprile. Da allora i dati segnalano un sensibile cambiamento negli orientamenti dell’elettorato. I risultati delle elezioni amministrative recentemente conclusesi hanno infatti prodotto una crescita dei consensi per il Movimento 5 stelle che nel sondaggio odierno si trova a essere il primo partito, con il 30,6% delle preferenze, seguito dal Partito democratico con il 29,8%, in calo di oltre un punto negli ultimi due mesi.
Il dato, come detto, è influenzato dai recenti risultati: la conquista di due grandi città come Roma e Torino, unitamente alla vittoria in 19 dei 20 ballottaggi nei quali era presente un esponente del M5s, ha enfatizzato le potenzialità del Movimento e spostato anche parte degli elettori dall’area del non voto, che scende di quasi tre punti rispetto ad aprile. Si tratta di un comportamento fisiologico che abbiamo avuto modo di vedere regolarmente dopo le diverse consultazioni: gli elettori tendono a premiare il vincente. Anche se poi non è detto che questo consenso sia stabilizzato ed acquisito. La volatilità elettorale che continuiamo a riscontrare ci racconta di un crescere della velocità con cui i cittadini modificano i propri orientamenti. Tuttavia, va sottolineato il fatto che il Movimento viene sempre più accreditato come forza politica in grado di governare il paese.
Un anno fa solo un quarto circa degli italiani pensava che i pentastellati sarebbero stati in grado di prendere in mano le redini della nazione, mentre oltre i due terzi li reputava inadatti. Oggi le opinioni si dividono quasi a metà: oltre il 40% scommette sull’affidabilità dei 5stelle, poco meno del 50% ne dubita ancora. Non si tratta quindi solo della vittoria alle amministrative, ma di un progressivo accreditamento presso l’elettorato della classe dirigente e del ruolo nazionale del Movimento.
In sofferenza le altre principali forze: il Pd in primo luogo, che perde più di un punto rispetto ad aprile e si trova ora ad inseguire il Movimento 5 stelle, ma anche le due forze principali del centrodestra: Forza Italia al 12,2%, in calo di circa un punto, la Lega al 12,4% in calo dello 0,7%. Fratelli d’Italia segnala una crescita, attestandosi al 4,7% (+0,8% rispetto ad aprile). I tre partiti insieme valgono il 29,3%. Area popolare si consolida al 4,4% (+0,2%).
Le difficoltà del Pd sembrano derivare certo dal deludente risultato amministrativo ma anche dalla campagna sempre più serrata sul referendum costituzionale, nonché dalle divisioni interne accentuatesi proprio in seguito ai risultati del voto. La difficoltà del centrodestra, collegata anch’essa dai risultati amministrativi, è determinata anche dalla problematicità nel trovare un indirizzo comune con una Lega che ha esaurito la spinta «nazionale» impressa da Salvini e Forza Italia senza una prospettiva precisa.
In questo contesto i risultati dei diversi possibili ballottaggi considerati nel nostro sondaggio premiano il Movimento 5 Stelle. Nel primo confronto, Pd e M5S, quest’ultima formazione vincerebbe con il 56,5% e un distacco di 13 punti, guadagnando quasi 8 punti rispetto alla precedente simulazione quando invece prevaleva, sia pur di poco, il Pd. È l’effetto Torino: sui pentastellati convergono in misura più rilevante di quanto accadeva precedentemente i voti del centrodestra, mentre meno convinti di votare Pd sono gli elettori di sinistra e di centro. Nella seconda simulazione, contro la lista unica di centrodestra, il Movimento 5 Stelle vincerebbe di quasi 20 punti, raddoppiando il distacco evidenziato dalla precedente simulazione. In questo caso emerge una crescita dell’astensione a detrimento del centrodestra, e la netta riduzione degli elettori Pd che voterebbero centrodestra pur di non far vincere i pentastellati.
Le due nuove simulazioni ipotizzano la presenza di una lista unica di centrosinistra comprendente Pd, Sel, Sinistra Italiana, Verdi, Psi e Partito radicale. Nel confronto con il Movimento 5stelle i risultati non cambierebbero molto: vincerebbe il M5S con uno scarto di 9 punti, di poco inferiori ai 13 fatti registrare nel confronto con il Pd. Il centrosinistra in questo caso guadagnerebbe i voti degli elettori di sinistra che nella prima simulazione avrebbero votato M5S contro il Pd.
Infine, nel confronto diretto tra centrodestra e centrosinistra coalizzati, vincerebbe quest’ultimo ma con uno scarto ridotto, di meno di tre punti. In questo caso gli elettori pentastellati per metà circa si asterrebbero, mentre la restante metà si dividerebbe tra le due coalizioni con una lieve prevalenza del centrodestra. Viceversa gli elettori centristi (Nuovo centrodestra + Udc) voterebbero massicciamente per la lista di centrodestra, in una sorta di ritorno al bacino di provenienza.
Nello scenario attuale, caratterizzato dal consolidamento del M5s e dall’appannamento del Pd, l’ipotesi di una possibile modifica dell’Italicum che assegni il premio di maggioranza alla coalizione anziché al partito non sembrerebbe quindi modificare in misura significativa gli orientamenti di voto: il M5s, infatti, al momento prevarrebbe sul Pd sia che il partito di Renzi si presenti da solo, sia in una coalizione di centrosinistra. Nonostante il dibattito sia molto acceso, verrebbe da dire «tanto rumore per nulla».