mercoledì 6 luglio 2016

Corriere 6.7.16
Caso Mps, l’ipotesi di emergenza: capitale pubblico nell’istituto senese
L’attesa per l’esito degli stress test di fine mese. Domani le valutazioni per la risposta alla Bce
di Fabrizio Massaro

Milano Il Tesoro è pronto a un intervento diretto nel capitale di Mps: allo studio c’è anche l’ipotesi della ricapitalizzazione a scopo precauzionale e temporaneo, per coprire l’eventuale ammanco patrimoniale che dovesse risultare dagli stress test del 29 luglio. In sostanza, l’istituto guidato da Fabrizio Viola potrebbe subire una ri-nazionalizzazione parziale o totale da parte del ministero dell’Economia.
Le cifre non sono ancora note né chiariti i passaggi necessari, essendo la prima volta che si valuta quanto spazio è consentito dall’articolo 32 della direttiva Ue sulle banche (la cosiddetta «Brrd») che prevede questi interventi straordinari. È troppo a rischio la stabilità del sistema finanziario italiano, e di conseguenza europeo, per lasciare sguarnito l’istituto in un momento delicato: Mps si trova contemporaneamente esposta ai rigori della prova di stress dell’Eba (l’autorità bancaria europea) e alla stretta della Bce sui crediti deteriorati (npl), da ridurre di 10 miliardi entro il 2018.
La norma Ue prevede che le misure di sostegno pubblico che si concretizzino in «un’iniezione di fondi propri o l’acquisto di strumenti di capitale a prezzi e condizioni che non conferiscono un vantaggio» alla banca «sono limitate alle iniezioni necessarie per far fronte alle carenze di capitale stabilite nelle prove di stress». Per questo è importante il dato del 29 luglio: e i segnali, in particolare nell’ambito della simulazione in scenario avverso, non sarebbero confortanti per il patrimonio di Siena. Da qui l’attenzione «precauzionale» del Tesoro.
Appare scartata, secondo due fonti a conoscenza del dossier, l’ipotesi alternativa di un’emissione di obbligazioni («Padoan-bond») perché rappresenterebbero comunque un debito da restituire, per di più a tassi molto elevati. E appare escluso anche l’aumento di capitale lanciato sul mercato, proprio per le caratteristiche di emergenza della ricapitalizzazione precauzionale.
Fissata l’ipotesi dello Stato neoazionista di Mps, dal punto di vista tecnico le insidie sono ancora tante. Innanzitutto c’è il tema delle obbligazioni subordinate, che in base alla Brrd dovrebbero essere azzerate per contribuire a coprire le perdite o, in alternativa, convertite in azioni. Ma sempre la direttiva prevede eccezioni in caso di rischi per la stabilità finanziaria: il governo Renzi punta a ottenere dalla Ue proprio questa esenzione, visto che molti di quei bond sono in mano ai risparmiatori e si vuole evitare il bis della falcidia di obbligazionisti retail delle quattro banche, colpite dalle regole del «bail-in».
Non è neanche certo se andrà convocata un’assemblea di Mps — domani si tiene un board per avviare la discussione con la Bce sul tema degli npl — né di quanto l’aumento pubblico dovrà coprire il deficit patrimoniale che dovesse emergere dallo stress test. A complicare il quadro c’è che l’esame dell’Eba non prevede una soglia minima ma solo un orientamento («guidance») che confluirà poi in autunno nel livello di capitale richiesto alle banche nel giudizio «Srep». Ma Mps potrebbe averne bisogno prima.