Corriere 3.7.16
Raggi, lite su Frongia. L’ipotesi vicesindaco
Il capo di gabinetto vicino a saltare. La neoeletta avrebbe minacciato le dimissioni con i vertici M5S
Lettera ad Acea: chiarite quelle nomine fatte prima del voto. La replica: spostamenti interni
di E. Men.
ROMA
Se non è un record, poco ci manca. Sono bastati undici giorni, quelli
passati dalla sua proclamazione ufficiale, a mandare Virginia Raggi in
rotta di collisione col «direttorio» del Movimento Cinque Stelle. Una
lite furibonda alla Camera, nella quale la sindaca avrebbe addirittura
minacciato le dimissioni. Argomento, nemmeno a dirlo, la nomina di
Daniele Frongia come suo capo di gabinetto (annunciata con comunicato
ufficiale il 28 giugno) e quella dell’ex alemanniano Raffaele Marra come
vice, sulle quali dentro M5S si litiga da giorni.
Si cercano
soluzioni alternative. Frongia potrebbe entrare in giunta come
vicesindaco (anche se inizialmente era stato «dirottato» sull’altro
ruolo proprio perché farlo vicesindaco avrebbe alterato tutti gli
equilibri interni), mentre Marra potrebbe essere destinato ad un altro
ruolo dirigenziale.
Quelle scelte, infatti, toccano un punto
nevralgico: il «codice etico» fatto firmare alla Raggi, nel quale c’è
scritto che ogni «proposta di nomina dei collaboratori deve essere
preventivamente approvata a cura dello staff coordinato dai garanti del
Movimento». Non è uno scherzo. Se contravviene a questa regola (e pare
che la Raggi lo abbia fatto), la sindaca potrebbe venire dichiarata
«inadempiente» (con una procedura di voto tra gli iscritti) e costretta a
dimettersi.
Su questo punto, Raggi si gioca la sua autonomia
decisionale e anche, in prospettiva, la sua permanenza sul colle
capitolino. Per questo, l’altra sera, la discussione si è fatta
piuttosto accesa: la sindaca da una parte, alcuni parlamentari di M5S
dall’altra. Il pressing su di lei è fortissimo, la richiesta molto
chiara: rimangiarsi le nomine e accettare di concordare con «lo staff»
le future decisioni.
Raggi in pubblico glissa sulle polemiche
(«Tensione? Perché dovrebbe esserci») e prova a resistere, forte del
fatto che M5S, sulla Capitale, si gioca tutto (anche in chiave di
governo nazionale) e non si può certo permettere una crisi anticipata.
Al tempo stesso, nel Movimento, c’è anche chi pensa a soluzioni estreme:
se la Raggi continua a «non rispondere», potrebbe finire «sfiduciata»
alla Pizzarotti. Scenari futuribili, per ora.
Raggi ha convocato
il primo consiglio comunale per il 7 luglio e per quella data deve avere
la giunta, salvo slittamenti al 12 luglio. E la vicenda Frongia è
decisiva. L’ordinanza di nomina, sul sito del Comune, ancora non c’è. E
lui, ieri, ha fatto filtrare la sua «difesa»: «La storia del compenso è
una bufala: lo può decidere solo la giunta, che ancora non c’è. La
retribuzione sarà molto al di sotto dei 180-290 mila euro dei
predecessori. Roberto Giachetti, con Rutelli, prendeva l’equivalente di
214 mila euro, più di Obama...».
Per uscire dall’angolo, la Raggi
sposta il bersaglio su Acea, la multiutility di acqua ed energia. La
sindaca chiede al management «chiarimenti su due nomine dirigenziali
fatte tre giorni prima del voto», ma commette una gaffe . Si tratta,
infatti, di due spostamenti interni di dirigenti, fa sapere l’azienda.