Corriere 2.7.16
Mafia Capitale, le nuove complicità politiche
C’è il pd Vincenzi
di Giovanni Bianconi
ROMA
Una nuova lista di 28 indagati destinati a diventare presto imputati
chiude il terzo filone d’indagine su «Mafia Capitale», nella quale
spiccano un paio di esponenti politici del Partito democratico e un ex
carabiniere già in servizio al Quirinale. Tutti accusati di essersi
fatti corrompere da Salvatore Buzzi, chi per pilotare l’assegnazione
delle appalti a vantaggio delle sue cooperative, chi per ottenere
informazioni sulle inchieste in corso. E resta, per Buzzi e la sua ex
segretaria Nadia Cerrito, «l’aggravante di aver agito al fine di
agevolare l’associazione di tipo mafioso diretta da Massimo Carminati», a
conferma che tutto rientra nel quadro generale della inedita e più
grave contestazione che sta animando le udienze del maxiprocesso in
corso nell’aula-bunker di Rebibbia.
Il nome più altisonante di
questa nuova tornata è quello dell’ex capogruppo del Pd alla Regione
Lazio, e fino a ieri presidente della Commissione bilancio dell’ente
(s’è dimesso e sospeso dal partito dopo aver ricevuto l’avviso di
conclusione indagini), Marco Vincenzi. I pubblici ministeri lo accusano
di aver «posto in essere specifici atti contrari ai doveri d’ufficio»
con due emendamenti che avrebbero consentito alle cooperative di Buzzi
«di superare le difficoltà per accaparrarsi le risolve economiche»,
grazie a un milione e 200 mila euro di finanziamenti regionali messi a
disposizione dei Municipi e dei Comuni; in cambio di 10 mila euro di
finanziamenti alla candidata sindaco nel Comune di Tivoli. Che, ribatte
Vincenzi, giunsero attraverso un bonifico tracciabile, dunque niente di
illecito; ma i pm la vedono diversamente.
L’ex capogruppo del Pd
al Consiglio comunale nell’era Marino, Vincenzo D’Ausilio, avrebbe
ricevuto «almeno 50 mila euro (su una promessa di 130 mila) per ottenere
il pagamento di debiti fuori bilancio e «facilitare sul piano
politico-istituzionale» l’aggiudicazione di alcune «procedure negoziate»
da parte del Comune. L’ex consigliere regionale democratico Eugenio
Patanè, invece, avrebbe intascato 55 mila euro di finanziamento illecito
da parte di cooperative riconducibili sempre a Salvatore Buzzi.
L’elenco
degli inquisiti per i quali è prossima la richiesta di rinvio a
giudizio comprende altri nomi già inclusi nel filone principale, dallo
stesso Buzzi a Luca Odevaine (ancora in attesa di definire il
patteggiamento sul quale è stato chiuso l’accordo tra pm e avvocati).
Infine c’è il carabiniere in congedo Giampaolo De Pascali, già in
servizio alla Sovrintendenza servizi di sicurezza del Quirinale,
pedinato e intercettato mentre s’incontrava con Carminati e Buzzi, dal
quale «riceveva somme di denaro» in cambio di informazioni su una gara
d’appalto e sui «procedimenti penali pendenti».
Un altro tassello delle complicità in ambienti istituzionali di cui si sarebbe avvantaggiata la presunta associazione mafiosa.