mercoledì 20 luglio 2016

Corriere 20.7.16
George Soros
«Italia punto debole dell’euro A Renzi serve un compromesso»
intervista di Federico Fubini

A 85 anni, George Soros trova il tempo per almeno tre mestieri diversi. Scrive saggi come quello che pubblichiamo oggi sul “Corriere.it” sulla crisi dell’Unione Europea; investe ogni anno centinaia di milioni di dollari in progetti umanitari che lui stesso seleziona, negli ultimi tempi soprattutto per alleviare le difficoltà dei migranti nel Mediterraneo. Di recente però è tornato anche a occuparsi del suo primo lavoro originario, quello di investitore sui mercati internazionali con le proprie risorse stimate in circa 30 miliardi di dollari. Non l’aveva messo in conto, Soros. Ma quello che vede come il «pericolo di morte» dell’Unione Europea l’ha convinto che il sistema finanziario globale sta andando incontro a nuove turbolenze.
Ha l’impressione che la crisi migratoria sia meno grave quest’anno, o entrata in una fase di calma solo apparente?
«C’è un rallentamento temporaneo, perché la rotta balcanica è stata sostanzialmente chiusa. Ma adesso vediamo nuovi arrivi in Italia da vari Paesi. Non solo la Libia, anche l’Egitto o la Turchia. Non sono numeri straordinariamente grandi e le autorità italiane non sembrano particolarmente allarmate, in parte perché l’opinione pubblica è fondamentalmente ben disposta verso i migranti. Ma sarebbe un errore pensare che la situazione resterà tranquilla».
Perché?
«Perché quando i numeri cresceranno, anche gli atteggiamenti cambieranno e diventeranno negativi. Le autorità in Italia e in Europa devono dimostrarsi molto più attive nel risolvere i problemi che restano aperti nell’attuale politica della Ue sui rifugiati».
Risolvere questi problemi richiede risorse enormi. Sarebbero davvero troppe o è la volontà che manca?
«È completamente una questione di volontà politica. Risorse inutilizzate ci sono anche nel bilancio Ue, e vanno usate. Se non lo si fa ora che l’esistenza stessa della Ue è in pericolo mortale, quando lo si fa?».
Il golpe fallito in Turchia aumenta l’incertezza. Potrebbe avere ricadute anche sull’accordo fra Ankara e l’Unione Europea sui rifugiati?
«Che aumenti l’incertezza è sicuro. Una cosa è chiara ed è che Recep Erdogan, il presidente turco, cerca una sorta di riconciliazione con la Russia di Vladimir Putin. Non so quali siano le sue motivazioni. Probabilmente vuole diventare un fattore di equilibrio fra l’Europa e la Russia. In ogni caso, l’accordo fra la Ue e la Turchia è una base molto debole su cui costruire una politica europea sui rifugiati».
Nel frattempo le istituzioni e i governi della Ue reagiscono al rallentatore alla Brexit. Non si è vista alcuna spinta per rendere l’Europa più integrata, o più credibile. Saggio o miope?
«Davvero molto miope, perché l’Unione europea è in pericolo mortale e ha bisogno di trasformarsi in un’associazione in cui Regno Unito e altri vogliano entrare; a quel punto avrebbe una chance di sopravvivere. Ma questo richiederebbe misure eccezionali».
Di che tipo?
«Sono necessarie almeno quattro decisioni. Primo, va fatta una chiara differenza fra la partecipazione all’Unione europea e quella all’area euro. Coloro che non sono nella zona monetaria andrebbero trattati come membri di seconda categoria dell’Unione. Quindi, la Ue dovrebbe mettere a frutto il suo merito di credito – la sua solidità come emittente di titoli debito per finanziarsi – che resta pochissimo sfruttata ed è eccellente. Terzo, la Ue si deve proteggere dai nemici esterni e deve riconoscere che l’Ucraina è la più grande risorsa che abbia per la propria sicurezza. Difendendosi, l’Ucraina difende anche l’Europa. Quarto, la Ue deve rivedere completamente i suoi piani per gestire la crisi dei rifugiati».
Intanto però l’Isis appare determinato a destabilizzare l’Europa attraverso la Francia, rendendo sempre più attraenti per molti gli slogan xenofobi di Marine Le Pen. L’Isis vuole aiutare la leader del Front National alle presidenziali?
«L’Isis ha rivendicato il massacro di Nizza e il suo obiettivo è indurre il governo a prorogare lo stato di emergenza che stava per far scadere. Vuole anche aiutare Marine Le Pen a diventare presidente. Mi faccia dire cosa vogliono quelli: vogliono far sì che i musulmani in Francia e in Europa siano trattati come cittadini di seconda classe dalle autorità e dalla popolazione, cosicché i giovani musulmani si convincano che non hanno possibilità né diritti in Europa, e diventino così facili reclute dell’Isis».
Se in questo la Francia è l’anello debole dell’Unione europea, molti oggi vedono nell’Italia l’anello debole dell’area euro. Ritiene che sia a causa delle banche, o della forza del Movimento 5 Stelle?
«Sono d’accordo sul fatto che l’Italia rappresenti un punto di domanda per l’euro in questo momento. In particolare, lo è per la debolezza del suo sistema bancario. È qualcosa che Matteo Renzi deve trovare il modo di risolvere. Credo che ci sia volontà, certamente da parte della Germania, di essere collaborativi. La Germania sostiene gli sforzi dell’Italia e questo è importante per arrivare a una soluzione».
Eppure un accordo con la Commissione europea non sembra facile.
«Ci sono difficoltà burocratiche, perché la burocrazia sta insistendo per garantirsi che le regole dell’Unione Bancaria siano rispettate. Se violi quelle regole alla prima occasione, allora è probabile che l’insieme delle norme dell’Unione bancaria – coinvolgere nelle perdite degli istituti i detentori privati del debito, per esempio – saranno difficili da far rispettare. Sono difficoltà tecniche che prendono molto tempo. Di certo, ora bisogna aspettare l’esito degli stress test dell’Autorità bancaria europea sugli istituti alla fine di luglio, per affrontare queste questioni. Ma ci vuole tempo, e questo è il problema».
Pensa che il bail-in — le regole che colpiscono creditori e depositanti delle banche — vada sospeso in modo che l’Italia possa sistemare il suo sistema del credito?
«Credo che vada trovato un qualche punto di compromesso in base al quale il bail-in si applica agli investitori istituzionali che hanno quei titoli di debito, ma il pubblico verrebbe compensato perché non era stato informato adeguatamente dei rischi».
Cosa pensa dell’ascesa di M5S?
«Sono meno preoccupato di questo. Credo che Renzi sia abbastanza abile – è un politico molto abile – da non permettere che si arrivi a un referendum che lui rischia di perdere. Immagino che modificherà il piano che sottopone al voto dei cittadini, in modo da raccogliere abbastanza sostegno da farlo passare. E questo sarebbe positivo perché il piano attuale ha delle serie carenze e ora Renzi ha un’occasione per modificarlo».