Corriere 1.7.16
Eloquio colorito e gaffe Ma la deputata trama per far pesare le sue truppe
Alla ex capogruppo M5S fanno capo De Vito e molti grillini romani
di Alessandro Capponi
Roma
Per comprenderne l’eloquio basta, forse, citare l’hashtag che a volte
usa su Twitter: #l’arrestatoPddelgiorno. Declinato, quando lo impone il
provvedimento, in #l’indagatoPddelgiorno. Ieri per commentare la
conclusione delle indagini a carico di due esponenti dem romani, ha
sintetizzato il concetto ritwittando solo due parole: «Oggi doppietta».
È
fatta così Roberta Lombardi, classe ‘73, deputata, prima capogruppo
alla Camera del Movimento Cinque Stelle e, soprattutto, in ottica
Capitale, potentissima tessitrice di trame, punto di riferimento di
Marcello De Vito — il più votato a Roma tra i consiglieri che però,
sicuramente per pura coincidenza, Virginia Raggi non ha voluto come
vicesindaco — e di un corposo gruppo di grillini, comunali e municipali.
Per questi suoi modi si è attirata, fin dall’inizio della sua carriera
politica, critiche e sfottò. Come quando, nel 2013, a proposito dell’età
necessaria per essere eletti alla presidenza della Repubblica, disse,
testualmente: «Una certa età anagrafica? Non mi pare che sia scritta in
Costituzione». Allora la giornalista cercò di correggerla senza
infierire — effettivamente Roberta Lombardi, secondo Wikipedia, è
laureata in Giurisprudenza — e di ricordarle il limite minimo dei 50
anni citato nel-l’articolo 84: «Vabbè, non è che c’è scritto dagli 80
anni o dai 70 anni in su, che poi è l’età media dei candidati...».
Ha
fatto discutere in molte occasioni, Lombardi. Nel 2013 i cronisti
parlamentari raccontavano che andava a bere alla fontanella di
Montecitorio, ma non usava i bicchieri di plastica impilati là accanto
«perché inquinano». Da parlamentare scrisse sul suo blog che «il
fascismo prima che degenerasse aveva una dimensione nazionale di
comunità attinta a piene mani dal socialismo, un altissimo senso dello
Stato e la tutela della famiglia». Fu costretta a tornare sull’argomento
per le polemiche che si scatenarono, e se la prese con i giornalisti:
«Rimango allibita dalle strumentalizzazioni in atto su una frase
estrapolata da un post sul mio blog». Sempre nel 2013 l’ipotesi di un
altro mandato per Giorgio Napolitano evidentemente non le piaceva, tanto
che lo invitò a fare il nonno e godersi la vecchiaia. Recentemente, in
piena campagna elettorale di Virginia Raggi, ha scritto alla scuola
frequentata dal figlio: ha usato la carta intestata della Camera dei
deputati, proprio come avrebbe potuto fare una qualsiasi «cittadina».
Certo
adesso non è più capogruppo, ma lei non è cambiata: sulla candidatura
di Roma 2024 le sono bastate poche parole, «tifo per Parigi». Casomai,
nelle questioni interne, ha affinato un po’ la tecnica. Da tempo in
tanti raccontano di correnti e fronti contrapposti, lei e De Vito di
qua, Virginia Raggi di là. E ha destato qualche sorpresa il fatto che
Lombardi non si sia fatta vedere all’apertura della campagna elettorale
romana. Con il passare dei giorni, però, ha recuperato. Per esempio è
stata vicina a Raggi quando è deflagrata la polemica per l’incarico dato
a Raffaele Marra, ex alemanniano: «Capiremo se è stata una nomina
ponderata, ci sarà un approfondimento...».
Invece nella notte del
trionfo di Raggi la deputata è stata perfetta nel tranquillizzare quanti
temevano complicazioni: «La squadra? È una questione di giorni». La
data del 7 luglio, annunciata per la presentazione degli assessori, si
avvicina e il puzzle appare lontano dall’essere completato. Un guaio,
per la sindaca: anzi meglio usare «sindaco — dice Lombardi —, le cariche
non hanno sesso. Ma adesso c’è questa moda portata avanti dalle
femministe di propaganda...» .