lunedì 18 luglio 2016

Corriere 18.7.16
Italicum, FI «studia» la proposta della sinistra pd
Gli azzurri interessati alla parte sull’abolizione del ballottaggio: ma non ci infiliamo in una lotta tra fazioni
La freddezza di Renzi: la legge c’è, se ci sono i numeri per cambiare si valuterà. Boschi: Parlamento sovrano
di P. D. C.

ROMA La proposta di modifica dell’Italicum che la minoranza pd presenterà domani — un maggioritario «atipico» che, rispetto all’attuale legge, non prevede più il ballottaggio — fa discutere i partiti e piace al centrodestra. Ma non sembra smuovere Matteo Renzi dalle sue convinzioni.
Ai collaboratori, anche nelle ultime ore, il premier ha ribadito la linea, che vale per tutte le modifiche di cui finora si è parlato a proposito di legge elettorale: «La legge c’è. Se ci sono i numeri per cambiarla in Parlamento, allora si valuterà». Fredda anche la reazione del ministro Maria Elena Boschi: «Vedremo la proposta. L’Italicum funziona, garantisce ai cittadini un rapporto più diretto con gli eletti e la maggioranza viene decisa nelle urne, non con accordi successivi. Ma se il Parlamento decide di modificarla e ci sono i numeri, è sovrano».
La sensazione è che fino alla decisione della Consulta sul ricorso contro l’Italicum (ottobre) e fino al referendum, non si entrerà nel vivo delle modifiche alla legge. Che però, per molti, sono assolutamente necessarie e che per Forza Italia devono andare proprio nella direzione indicata dalla proposta pd. «Che oggi, in un sistema tripolare, un partito che prende al massimo il 30% possa arrivare al 55%, specialmente con un sistema monocamerale, è un’idea che va assolutamente superata. Il ballottaggio è anche e soprattutto il problema. Però non ci infiliamo nella lotta tra fazioni nel Pd: vogliamo cambiare la legge, ma prima si deve votare — per noi No — al referendum», dice Paolo Romani. Stesso discorso di Giovanni Toti, che ricorda la contrarietà di FI al ballottaggio ma che guarda con sospetto a quello che sembra essere di fatto un Mattarellum con collegi uninominali «che a noi non è mai piaciuto troppo».
Un freno arriva però dal costituzionalista (vicino a Renzi) Stefano Ceccanti: «Senza doppio turno in un sistema tripolare si rischia o che nessuno ottenga la maggioranza, e si torni a votare, o che si condanni il Paese ad una stabile grande coalizione tra Pd e FI». E se l’obiettivo fosse invece quello di impedire al M5S di andare al ballottaggio, dove avrebbe ampie chance di vittoria? «E come si spiega democraticamente che si cambia una legge perché un partito non vinca?».