Corriere 15.7.16
La via del merito per i professori
di Dario Di Vico
I
primi dati sul concorsone nato per stabilizzare i precari della scuola
sono molto severi. Quei dati parlano di una selezione drastica, se non
di una vera e propria decimazione dei candidati.
I primi dati che
cominciano ad emergere dal concorsone, nato per stabilizzare i precari
della scuola, sono molto severi. Parlano di una selezione drastica, se
non di una vera e propria decimazione dei candidati. Analizzando questi
risultati va ovviamente adottato un caveat che riguarda l’ampiezza del
campione e la sua omogeneità territoriale ma non si può tacere la
novità. In passato i concorsi sono stati concepiti e gestiti in
chiave di sanatoria, una sorta di benedizione amministrativa
all’ingresso massiccio di nuovo personale nei ranghi (stabili) della
pubblica amministrazione. Stavolta invece i commissari sembrano avanzare
molti dubbi e in base ai poteri di cui sono dotati procedono bocciando.
Se questa tendenza dovesse essere confermata nei prossimi giorni e
settimane costituirebbe uno smacco per il governo che invece ha
immaginato e comunicato l’intera operazione sotto la chiave della
sostanziale continuità tra concorsone e stabilizzazione del personale.
Chi
conosce i meccanismi di valutazione degli insegnanti invita comunque a
coltivare un secondo caveat . È chiaro che se dovessimo alla fine
constatare che le commissioni hanno portato a termine una vera selezione
non potremmo che esserne soddisfatti. Avrebbero fatto bene il loro
lavoro e avrebbero aperto le porte dell’impiego stabile solo a quei
docenti in grado di dimostrare la loro preparazione. Assumere insegnanti
non idonei significa condizionare negativamente il rilancio della
scuola non per un anno ma per cinque o sei lustri. Ma le cose stanno
veramente così? Onestamente non lo sappiamo. La gestione del concorsone è
stata infatti piuttosto pasticciata.
Si è giustamente cambiato il
focus della selezione passato dall’accertamento della conoscenza della
disciplina — metodo adottato in passato — alla valutazione della
capacità didattica del docente. Purtroppo però una novità di questo peso
non è stata comunicata con sufficiente tempismo e anche la designazione
dei commissari è avvenuta con procedure dell’ultimo minuto. Da qui un
legittimo dubbio: la scrematura, di cui abbiamo sottolineato
l’intrinseca positività, sta seguendo un criterio meritocratico o è
figlia di un disallineamento tra le commissioni, gli obiettivi della
selezione e le aspettative degli insegnanti? Via via che le prove
d’esame andranno avanti dovremmo saper rispondere a questa domanda che
alla fin fine è decisiva per emettere un giudizio ponderato sull’intera
operazione.
È chiaro che ragioni di equità sociale spingono per
ridurre al minimo l’area del precariato ma dobbiamo stare attenti a che
queste motivazioni non entrino in conflitto con l’esigenza di costruire
una scuola in grado di produrre standard qualitativi di valore europeo.
Centrare quest’obiettivo è tanto più necessario in una fase storica in
cui «il sapere si è messo a correre» e diventa decisiva la capacità di
trasmettere ai giovani sia il tradizionale patrimonio di conoscenze sia
la direzione del cambiamento. Aggiungo che le trasformazioni
dell’economia nel capo della produzione e dei servizi vanno tutte nel
senso di valorizzare le persone, oggi considerate ancora più importanti
delle organizzazioni. Queste persone però le dobbiamo formare nelle
modalità e nel tempo giusto, un Paese sarà più o meno prospero in virtù
del capitale umano di cui sarà stato capace di dotarsi. Per questo
motivo la querelle sul concorsone, una corretta e meditata valutazione
sulla bontà della selezione meritocratica, sono questioni che
interessano non solo gli addetti ai lavori o i sindacati del settore ma
l’intera opinione pubblica.