Corriere 14.7.16
Cannabis, la prima legge alla Camera
La proposta in Aula: consentiti 15 grammi in casa e 5 fuori. Il sì dell’Antimafia
di Alessandra Arachi
Quindici
grammi di cannabis da tenere liberamente in casa, senza doverne rendere
conto, cinque fuori casa. Il cosiddetto «testo Giachetti», adottato
ieri dalle commissioni Giustizia e Affari sociali sarà all’esame
dell’Aula di Montecitorio, ed è la prima volta che accade, lunedì 25
luglio. A favore della legalizzazione c’è il parere favorevole della
Direzione nazionale antimafia. La proposta firmata da 294 tra deputati e
senatori nasce per iniziativa del sottosegretario agli Esteri,
Benedetto Della Vedova. Prevede anche la possibilità di
autocoltivazione, fino a cinque piantine, finora completamente proibita.
ROMA
Arriverà in Aula alla Camera il prossimo lunedì 25 luglio e sarà la
prima volta che una legge sulla legalizzazione della cannabis varca
quella fatidica soglia.
Ieri a Montecitorio le commissioni
congiunte di Giustizia e Affari sociali hanno adottato il testo unico da
portare in votazione ai deputati, il cosidetto «testo Giachetti»,
sebbene quella proposta sia stata in realtà materialmente redatta da un
folto intergruppo formato da deputati e senatori creato e coordinato dal
sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova.
Come
funzionerebbe la legge? Il testo in pillole cambia molto le attuali
regole sulla detenzione della cannabis, partendo dal concetto di
legalizzarla. E così sarà possibile tenere in casa fino a quindici
grammi di cannabis senza dover chiedere il permesso a nessuno, né
comunicare alcunché a enti e autorità. Se invece si sta in giro e non a
casa la quantità lecita di possesso scende a cinque grammi. Si possono
anche derogare questi limiti, ma l’importante in questo caso è
dimostrare che il possesso di cannabis è per uso terapeutico e non
ricreativo.
Particolare la regolamentazione relativa alla
coltivazione (prevista nella legge all’articolo 1). O, meglio,
l’autocoltivazione. Nella legge di oggi è completamente proibita, nel
testo Giachetti si prevede la possibilità di coltivare fino a cinque
piantine e anche quella di coltivarle in forma associata sul modello
spagnolo dei «cannabis social club».
Spiega Daniele Farina,
deputato di Sinistra italiana, relatore della legge per la commissione
Giustizia: «Il cosiddetto cannabis social club è un tentativo di
generare un monopolio attenuato. Si possono associare fino a cinquanta
persone e possono essere anche pazienti che si uniscono tra loro».
Sia
in forma associata sia in forma singola, l’autocoltivazione può
cominciare dopo che si è data comunicazione all’Agenzia dei monopoli,
valendo quindi la regola del silenzio-assenso.
Uno degli scopi
principali di questa legge di legalizzazione è la lotta alla criminalità
organizzata, ed è su questo punto che la Direzione nazionale antimafia
si è espressa con un parere favorevole.
I magistrati hanno infatti
prodotto un documento dove scrivono: «Questo ufficio esprime parere
positivo per tutte le proposte di legge che mirano a legalizzare la
coltivazione, la lavorazione e la vendita della cannabis e dei suoi
derivati».
Sono diversi mesi che l’intergruppo messo in piedi dal
sottosegretario Della Vedova lavora a questa proposta di legge che — per
la prima volta nella storia del nostro Paese — arriva in un’Aula del
Parlamento per la votazione di un provvedimento che verso la cannabis si
dimostra antiproibizionista e non repressivo.
«Per questa
proposta di legge abbiamo raccolto le firme di 221 deputati e di 73
senatori», spiega il sottosegretario agli Esteri. E aggiunge: «Ma sono
convinto che, al di là di chi ha già messo la sua firma, ci sono molti
parlamentari che questa legge alla fine la voteranno: è il più grande
colpo che si può dare alla mafia, alla criminalità organizzata».
Martedì
19 scadono i termini per la presentazione degli emendamenti e dopo
nemmeno una settimana il provvedimento sarà all’attenzione dell’emiciclo
di Montecitorio.