Corriere 13.7.16
Firme in arrivo ma l’attacco a palazzo Chigi si intensifica
di Massimo Franco
S
petta al ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, elencare da
Bruxelles le virtù del referendum istituzionale e del Sì alle riforme
del governo. L’elemento interessante, tuttavia, va oltre il mantra un
po’ stucchevole secondo il quale «o si vota sì e si cambia, o si vota no
e si resta così come siamo, e ci vorranno anni per riprovarci».
Colpisce piuttosto l’insistenza con la quale vengono escluse elezioni
anticipate in caso di vittoria. È un segnale che sembra rivolgere ai
parlamentari, più che all’opinione pubblica. Rientra in una strategia
tesa a placare il timore che il governo voglia usare un’eventuale
affermazione del Sì per andare alle urne immediatamente.
Si tratta
di un’offensiva che Palazzo Chigi ha inaugurato da giorni; e che sembra
la conseguenza dello schiaffo elettorale alle Amministrative di un mese
fa. Gli avversari, in verità, la definiscono «strategia del gambero».
Accusano Matteo Renzi di avvicinarsi alla consultazione a passi
indietro. Rinvio del referendum di un mese, almeno per adesso. Niente
più minacce di andarsene a casa se perde. E niente plebiscito sul
governo ma soltanto valutazioni nel merito delle riforme. Il linguaggio è
cambiato, i toni si sono ammorbiditi. Ma veleni e diffidenze
ristagnano, inesorabili.
Anche nel giorno del lutto nazionale per
la tragedia ferroviaria in Puglia, spiccano gli scambi violenti tra il
premier e gli oppositori interni che lo vedono indebolito. Renzi si può
consolare con le cinquantamila firme referendarie raccolte nella sua
Toscana; e con l’annuncio, fatto dal vicesegretario Lorenzo Guerini, che
entro domani verranno presentate alla Corte di Cassazione le
cinquecentomila per le quali il Pd si è dannato: esito incerto fino a
qualche giorno fa. Intorno, però, i segnali rimangono grigi: sul fronte
europeo e dell’economia, e sui rapporti tra i dem.
Massimo D’Alema
annuncia che voterà no perché a suo avviso le riforme «sono scritte in
maniera incomprensibile: un volumetto confuso dove non si capisce niente
e si indebolisce il sistema delle garanzie». Ma la parte più corrosiva è
quella sulle privatizzazioni e le banche. Il premier ha adombrato un
intervento discutibile su Telecom quando D’Alema era a Palazzo Chigi. La
replica piccata è arrivata subito: «Renzi potrebbe parlarci delle fughe
di notizie sulla banca Etruria e dell’ insider trading . Questo è un
argomento che forse conosce bene». Ma sono in molti a bersagliare il
governo. E aumentano.
Non è scontato che raccoglieranno i frutti,
perché la partita è aperta. Le manovre contro Palazzo Chigi, tuttavia,
sono evidenti. Il Movimento 5 Stelle, gaffe internazionali e beghe
interne a parte, si atteggia a erede del potere della sinistra. Attacca
Renzi sulla politica in tema di banche. Ironizza sulla chiusura di
Equitalia promessa dal premier. E Beppe Grillo piomba a Roma come il
padre nobile che va in Campidoglio dalla sindaca Virginia Raggi e
arringa i parlamentari. Quanto ai giornalisti, attacca: «Non capite il
M5S. E io non capisco il vostro linguaggio». Ottimo alibi per non
rispondere a molte domande .