martedì 12 luglio 2016

Corriere 12.7.16
«Non posso tornare in Iran, imprigionano le attiviste»
Kadivar, costretta all’esilio dopo la repressione dell’Onda Verde: «Poche 17 donne in Parlamento»
intervista di Farian Sabahi

LONDRA «Un anno dopo l’accordo sul nucleare, sono ottimista sul futuro dell’Iran». Jamileh Kadivar, 52 anni, era stata deputata nel fronte riformatore al tempo del presidente Khatami. Ci eravamo riviste a Torino nel 2009 ma, sulla scia della repressione dell’Onda Verde e dell’arresto del candidato alle presidenziali Mehdi Karroubi di cui era il braccio destro, non era potuta rientrare a Teheran e aveva scelto l’esilio. Ci incontriamo nella sua casa a Londra.
Il voto dei cittadini britannici per uscire dall’Europa avrà conseguenze per l’Iran?
«Causerà problemi al Regno Unito e all’Europa, ma l’accordo nucleare con l’Iran non deve essere messo in dubbio».
In quale direzione va l’economia iraniana?
«Poco alla volta migliora, all’orizzonte si intravedono gli investimenti europei perché — in una regione in fiamme -— l’Iran è l’unico Paese stabile, con un mercato importante per i prodotti occidentali».
Tra le promesse di Rohani c’era la liberazione dei leader dell’Onda Verde, agli arresti domiciliari da 5 anni e mezzo. Perché non ha mantenuto la promessa?
«In campagna elettorale si fanno promesse che non sempre si riesce a mantenere. In ogni caso solo il leader supremo può liberarli, forse dopo le presidenziali del 2017».
Quali probabilità ha Rohani di essere rieletto?
«È il migliore, tra i moderati e tra i conservatori. Vincerà».
In che situazione si trova Rafsanjani? L’arresto della figlia Faezeh e del figlio Mehdi nel 2012, accusati di propaganda sovversiva, lo hanno indebolito?
«È abituato alle crisi. I suoi famigliari sono stati presi di mira, ma resta potente e può condizionare diversi gruppi e organizzazioni della Repubblica islamica».
Quanto potere resta nelle mani delle Guardie rivoluzionarie dopo l’accordo sul nucleare?
«Sono sempre più potenti e amati perché difendono i confini minacciati da Daesh».
In Parlamento ci sono 17 deputate: che ne pensa?
«Siamo la metà degli abitanti, tante sono laureate, lavoriamo quanto gli uomini: 17 deputate non possono rappresentarci in modo adeguato».
Quali sono gli ostacoli che le attiviste incontrano?
«Vengono accusate di sedizione e finiscono in carcere. La politica iraniana è patriarcale e le istanze delle donne non vengono accettate perché si pensa debbano essere solo madri e mogli».