Corriere 11.7.16
I bambini giocano a contare i topi
L’emergenza rifiuti che soffoca Roma
di Sergio Rizzo
«Questo
jelo mannamo all’Ama, così vede lo schifo. Vojo vede’, poi...» dice il
ragazzino, e l’altro lo incita: «Fai er video, prendili bene!». Avranno
dieci, forse dodici anni e già conoscono perfettamente il terreno di
gioco e i giocatori. Il campo dove a Tor Bella Monaca si disputa la
partita fra l’amministrazione comunale di Roma e uno dei quartieri
simbolo del degrado urbano sono i cassonetti traboccanti di spazzatura:
l’avversario è l’Ama, ovvero l’Azienda municipale ambiente. Il bello è
che sanno pure come combatterla la guerra dei topi che infestano le loro
strade. L’arma letale è il social network, dove il video diffuso dal
sito La Fiera dell’Est e pubblicato dal Corriere.tv diventerà virale.
«Rega’, questo è ‘n video clamoroso. Mettelo su Facebook e taggame» fa
uno del gruppo. E quello vicino: «Pure a me, taggame...». In tutto
questo gli attori, cioè i topi che sciamano intorno al cassonetto,
sembra che facciano di tutto per farsi riprendere, tanto sono sfrontati.
C’è n’è uno che va avanti e indietro: potrebbe fare il protagonista in
Ratatouille 2, ma con ratti veri, e qui a Tor Bella Monaca gli attori
non mancherebbero di certo. «Eccolo!!!», esclamano in coro i ragazzini.
Mentre uno tiene il conto: «Ventuno, ventidue, ventitré, ventiquattro!» .
Più
che l’Ama, che in certe situazioni è davvero come sparare sulla Croce
rossa, quei due minuti di video dovrebbero mettere in allarme Virginia
Raggi. I ragazzini di Tor Bella Monaca combattono con le stesse armi del
Movimento 5 stelle, che ad ascoltare le statistiche ha vinto le
elezioni comunali a Roma anche grazie ai loro genitori. E per come sono
ridotte le periferie romane, a ritrovarsi improvvisamente dall’altro
lato della barricata rispetto a chi appena prima ti ha sommerso di
consensi ci vuole un attimo. L’ha sperimentato la sinistra, capace di
dissipare ripetutamente un patrimonio elettorale enorme, consegnandolo
nel 2008 alla destra di Gianni Alemanno e otto anni più tardi ai
grillini: che al ballottaggio hanno fatto il pieno proprio nei quartieri
periferici. Liberati dai malintesi ideologici o dai loro surrogati,
delusi perfino dalle vane promesse dei boss di partito locali, gli umori
delle periferie sono diventati mutevolissimi. Da questo punto di vista i
topi di Tor Bella Monaca, quartiere peraltro incendiato giusto qualche
settimana fa da una rivolta contro la spazzatura, dicono che il
cambiamento di rotta dev’essere immediato e a nessuno è più concesso
sbagliare.
A Roma, come in tutte le altre grandi città, i topi ci
sono sempre stati. Di regola sono più numerosi degli abitanti, anche se
il rapporto romano di tre ratti per residente non sembra molto
tranquillizzante. Però di solito i topi non circolano per le vie, tanto
meno in pieno giorno come accade qui. Non più tardi di un mese fa uno di
loro, enorme, è stato investito da una macchina a via Po, uno sputo da
via Veneto, mentre attraversava la strada. E si potrebbe ricordare come
all’inizio di marzo la biglietteria dei Fori imperiali, uno dei siti
archeologici più visitati del mondo, fosse rimasta chiusa a causa del
rinvenimento di un roditore morto nello spazio sovrastante uno sportello
aperto al pubblico.
Ma se le battaglie contro i topi nella
capitale d’Italia vengono regolarmente perse, la causa non può essere
ridotta alla determinazione o all’organizzazione dei ratti. La questione
è che ci sono troppe cause favorevoli. C’è il problema dei rifiuti dei
ristoranti che stazionano la notte all’aria aperta, e questo riguarda
soprattutto il centro storico. C’è poi il problema della raccolta della
spazzatura, che interessa più ancora le periferie, e il video di cui
abbiamo parlato ne è la testimonianza lampante. Per non parlare della
pulizia delle strade. Secondo un‘indagine di Bruxelles, Roma è
considerata la capitale più sporca d’Europa con i costi più alti. E qui
onestà, capacità e buona volontà degli amministratori dell’Ama possono
certamente incidere, ma fino a un certo punto: come del resto in tutte
le aziende municipalizzate, la cui efficienza risulta da troppi anni
condizionata da un intreccio melmoso fra interessi affaristici, politici
e sindacali. Vale per la guerra contro i topi e vale per i guasti degli
autobus dell’Atac: 860 in un solo giorno, quello di maggiore tensione
fra il sindacato e il direttore generale nominato dall’ex commissario
Francesco Paolo Tronca. È chiaro che tocca alla politica spezzare questo
intreccio: ma ci vuole il coraggio che finora nessuno ha avuto. Per
quieto vivere o, peggio ancora, per un subdolo e miope tornaconto
elettorale.
La soluzione è solo questa. A meno che per vincere la
battaglia contro i topi non si voglia puntare sul sistema più antico del
mondo. Ovvero, i gatti. Un tempo nel bilancio comunale c’era anche un
apposito stanziamento per l’acquisto delle frattaglie destinate ad
alimentarli. Alcuni comitati di cittadini hanno già proposto di
ripopolare la città con le colonie feline decimate dalle sterilizzazioni
di massa decise dal Comune. Mentre un presunto candidato sindaco
avrebbe voluto scatenare l’offensiva di mezzo milione (mezzo milione!)
di feroci gatti asiatici. Anche se fra Razzi e Raggi, per il momento,
godono solo i Ratti.