Corriere 10.7.16
Relazioni pericolose
«Il mistery da noi non è di moda»
Bellocchio jr. in una storia ispirata all’erotismo morboso di Araki
di Giuseppina Manin
Soli
in una stanza, un uomo e una donna non si staccano gli occhi di dosso.
Lei nuda, lui vestito. Lui che la ritrae in ogni dettaglio, lei che si
schiude e si svela a seconda di quello che affiora sulla tela. Così per
giorni, mesi, anni. «L’artista e la sua modella, una relazione
pericolosa», assicura Pier Giorgio Bellocchio, impegnato a sperimentarla
sulla sua pelle sul set di un film dai risvolti misteriosi.
Perché
Seguimi , imperativo categorico dell’eros e del desiderio, è il titolo
di una storia di passioni e ossessioni diretta da Claudio Sestieri e
ambientata tra gli antichi Sassi di Matera. Luogo scelto da Sebastian,
un pittore straniero dal passato oscuro e lo sguardo magnetico, per
vivere e dipingere. «Due attività che per lui sono una cosa sola. Tra
arte e vita Sebastian non pone confini». A cementare l’intreccio fatale è
Haru, una giovane giapponese enigmatica e sensualissima, cui presta
volto e corpo la top model Maya Murofushi. «La sua musa, la sua
complice, la sua vittima — prosegue Bellocchio —. Pigmalione padrone,
Sebastian ritrae lei e solo lei. La perturbante passività di Haru lo
spinge verso frontiere sempre più estreme. Oltre il pudore, il cinismo,
la sofferenza».
Atmosfere morbose, ispirate al mondo eroticamente
malato di Nobuyoshi Araki, il fotografo giapponese che ritrasse la
moglie Yoko nei momenti più intimi e in quelli più dolorosi, fino nella
fase terminale del cancro.
«Una spietatezza distruttiva, un
vincolo deflagrante, non così insolito nel mondo dell’arte e del cinema.
Certi legami tra regista e attore, tra scrittore e musa, sono da
manuale sadomaso. Vedi Arthur Miller e Marilyn, Hitchcock e Tippi
Hedren... Chi crea è uno stregone, scatena gli elementi e poi non li
controlla più», continua Bellocchio.
A sconvolgere questo delirio
dei sensi arriverà però un’altra donna. Marta (Angélique Cavallari), una
tuffatrice olimpionica la cui carriera è stata stroncata da un
incidente. Il caso le fa cambiare vita e Paese. Il caso le fa incontrare
a Matera quella ragazza giapponese che l’aveva tanto colpita in un
quadro visto in un museo di Barcellona. «Tra le due donne nasce una
storia di amore e morte — interviene il regista —. Un’osmosi progressiva
tra due culture, l’occidentale e l’orientale, una identificazione
incrociata così radicale che Haru via via assume i tratti dell’amica, si
taglia i capelli come lei, si veste come lei, si fa incidere lo stesso
tatuaggio sulla pelle».
A tentare di mettere un po’ d’ordine in
quel groviglio amoroso e identitario sarà alla fine una terza donna, la
scienziata Muriel (Antonia Liskova). La sorella di Marta, la sua parte
razionale. «Quello che scoprirà sarà un colpo di scena spiazzante per
tutti, ma la verità è ambigua e sarà lo spettatore a scegliere la
soluzione», promette Sestieri.
Nella storia infatti il dubbio è
sovrano e il doppio è di rigore. «Temi spesso frequentati dal mistery —
riprende Bellocchio, unico personaggio maschile tra tante signore
inquiete —. Pur essendo un genere poco frequentato dal nostro cinema, il
mistery permette escursioni nella psiche e nella follia senza però
appesantire l’analisi e rispettando la tensione narrativa. Peccato che
in Italia vada poco di moda. Come del resto vanno poco di moda i nostri
film meno convenzionali. Girando per i festival, ne ho visti tanti di
belli, purtroppo mai approdati nelle sale. I film italiani migliori sono
quelli invisibili. Perché i distributori ragionano ancora con logiche
vecchie, aggrappate ai miti del botteghino, mentre il pubblico ormai
chiede altro. Ci vorrebbe una Raggi anche nel nostro mondo. Non sono un
grillino, ma vorrei tanto che arrivasse qualcuno capace di far vedere i
sorci verdi ai signori del cinema».