Avvenire.it 07.07.16
Verso il verdetto
Caso Vatileaks, oggi la sentenza
di Gianni Cardinale
Dopo
venti udienze si chiude (con ogni probabilità) oggi il processo
vaticano per la divulgazione di notizie e documenti riservati,
mediaticamente conosciuto come 'Vatileaks2'. Un processo che aldilà
delle legittime opinioni innocentiste o colpevoliste – ma almeno uno
degli imputati è reo confesso di aver diffuso illecitamente carte del
proprio ufficio – si è svolto secondo regole garantiste e nella più
assoluta trasparenza. E nel quale papa Francesco, grande bersaglio
nell'operazione mediatica condotta contro la sua azione riformatrice, e
che pure è 'sovrano assoluto' del piccolo fazzoletto di terra entro le
mura leonine, ha lasciato campo libero ai magistrati del Tribunale.Tutti
giuristi e accademici di specchiata fama. Il processo si è, dunque,
sviluppato secondo il codice in vigore nello Stato della Città del
Vaticano, il 'vecchio' (ma aggiornato) Zanardelli, universalmente
riconosciuto come più liberale e garantista rispetto al Codice Rocco che
costituisce l'ossatura delle norme penali attualmente in vigore in
Italia. Tanto che i pm vaticani sono sembrati quasi lamentarsi della
mancanza nel proprio ordinamento del reato di «concorso esterno in
associazione» criminale che avrebbe fatto scattare il processo per un
sesto imputato. Dopo una lunga fase dibattimentale, lunedì i pm hanno
presentato le loro richieste. Tre anni e nove mesi di reclusione per la
pr Francesca Chaouqui, «ritenuta ispiratrice e responsabile»
dell'associazione criminale indirizzata alla rivelazione di notizie e
documenti riguardanti interessi fondamentali dello Stato. Tre anni e un
mese per monsignor Lucio Á.Vallejo Balda (che ha ammesso di aver passato
carte all'esterno). Un anno e nove mesi per il suo collaboratore Nicola
Maio, «in considerazione del limitato ruolo avuto nella vicenda». Un
anno con sospensione condizionale per il giornalista Gianluigi Nuzzi,
autore di 'Via Crucis'.Assoluzione per insufficienza di prove per
l'altro cronista Emiliano Fittipaldi, che ha scritto 'Avarizia'. In
pratica mentre agli imputati Vallejo Balda, Chaouqui e, in misura
minore, Maio è stata contestata la divulgazione delle notizie riservate,
con la sussistenza anche del reato associativo, ai giornalisti Nuzzi e
Fittipaldi i promotori di giustizia vaticani hanno contestato il
«concorso morale » nella divulgazione dei documenti, attraverso
«l'impulso psicologico» che, con la loro «presenza e disponibilità», ha
«contribuito a rafforzare il proposito della rivelazione delle notizie»
nei soggetti che gliele avrebbero fornite. Perché, è questa la tesi
dell'accusa, «chi riceve notizie normalmente non è punibile: lo diventa
se rafforza il proposito di chi le rivela ». E «i giornalisti sono stati
una ragione essenziale per divulgare le notizie». Martedì e ieri gli
avvocati dei cinque imputati hanno esposto le ragioni della difesa. Ieri
in particolare, ventesima udienza, l'avvocato Rita Claudia Baffioni
dell'imputato Maio ha richiesto per il proprio assistito in prima
istanza l'assoluzione dal reato di associazione criminale perché il
fatto non sussiste e l'imputato non lo ha commesso, e dai reati di
divulgazione e di concorso perché l'imputato non li ha commessi e non vi
ha concorso; in subordine l'assoluzione per insufficienza di prove da
tutti i reati imputati; in estremo subordine il minimo della pena, con
le attenuanti e i benefici di legge. È seguita l'arringa dell'avvocato
Roberto Palombi, per la difesa di Nuzzi, che si è conclusa con la
domanda di riconoscimento da parte del Tribunale di difetto di
competenza per carenza di giurisdizione, e di assoluzione
dall'imputazione di concorso nel reato di divulgazione con la più ampia
formula liberatoria. Quindi l'arringa dell'avvocato Lucia Teresa Musso,
per la difesa di Fittipaldi, che si è conclusa con la domanda di
assoluzione dal concorso nel reato di divulgazione, con formula piena
perché il fatto non sussiste e – in estremo subordine – per
insufficienza di prove. Nella sua breve replica l'Ufficio del Promotore
di Giustizia ha voluto ribadire con forza, a chiarimento di ogni
interpretazione equivoca, che il processo in corso non è in alcun modo
«contro la libertà di stampa» perché l'ipotesi di reato per i
giornalisti riguarda il concorso mediante rafforzamento del proposito di
divulgare documenti riservati da parte degli imputati principali. Oggi
saranno gli imputati stessi a fare delle dichiarazioni spontanee. Poi i
giudici si chiuderanno in Camera di consiglio. La sentenza è attesa,
salvo sorprese, per il pomeriggio. Anche nello Stato della Città del
Vaticano sono previsti tre gradi di giudizio.