Avvenire.it 06.07.16
Il Consiglio di Strasburgo sui medici non abortisti
Sull'obiezione Italia promossa in Europa
di Giovanni Maria Del Re
L'Italia
non è più sotto accusa di fronte al Consiglio d'Europa per la spinosa
questione dell'obiezione di coscienza all'aborto. Il Comitato dei
ministri, l'organo di governo politico dell'organismo (che niente ha a
che fare con l'Ue, e conta 47 membri tra cui Svizzera, Russia o
Ucraina), ha pubblicato una risoluzione positiva sul contenzioso tra il
governo italiano e la Cgil che va avanti dal 2013, promuovendo l'Italia
per la sua gestione della materia dopo averla censurata in un primo
momento per decisione del Comitato per i diritti sociali. Il sindacato
aveva accusato il governo di non assicurare misure sufficienti a
garantire l'aborto come previsto dalla legge 194 a fronte dell'alto
numero di ginecologi obiettori (attestati ormai stabilmente attorno al
70% sul totale). In aprile i rilievi presentati dalla Cgil, che
lamentava l'impossibilità di abortire in alcune aree del Paese, erano
stati accolti dalla commissione competente del Consiglio d'Europa,
notizia divulgata con clamore dai nostri media nazionali come una
"vittoria" del "diritto di abortire". Al governo italiano era poi stata
concessa la possibilità di presentare le proprie controdeduzioni in una
seduta pubblica, che il 24 maggio aveva consentito di chiarire gli
aspetti non esaminati in un primo momento con una documentazione
sufficientemente aggiornata. Oggi, infine, il verdetto del Comitato dei
ministri, che ha pubblicato una risoluzione nella quale si tiene conto
delle informazioni comunicate dalla delegazione italiana. Il Comitato,
si legge, «prende nota delle informazioni fornite in seguito alla
decisione del Comitato europeo dei diritti sociali e accoglie con favore
gli sviluppi positivi intervenuti». L'Italia resta sotto osservazione –
nel documento si sottolinea che il Comitato dei ministri «attende con
interesse il rapporto che sarà sottoposto (dall'Italia, ndr) al Comitato
europeo dei diritti sociali nel 2017 – ma dopo la bocciatura di tre
mesi fa si tratta certamente di una promozione. È indubbio infatti che
siamo di fronte a un successo ottenuto in Europa nel giudizio su come è
organizzata l'obiezione di coscienza all'aborto in Italia. Il nostro
Paese esce dalla posizione scomoda di "accusato", anche se, sottolineano
fonti di Strasburgo, «l'obiettivo non è mai di sanzionare uno Stato ma
di aiutarlo a mettersi in linea con gli standard». L'11 aprile era stata
resa nota la decisione del Comitato europeo per i diritti sociali, dopo
un lungo braccio di ferro, con l'accoglimento parziale del ricorso
della Cgil, rilevando la violazione di una serie di articoli della
Convenzione europea per i diritti dell'uomo, tra cui il fatto che «le
lacune nella prestazione dei servizi d'interruzione di gravidanza in
Italia non sono state ancora rimediate e le donne che desiderano
ricorrere ai servizi di aborto continuano a incontrare nella pratica
reali difficoltà», con «rischi considerevoli alla salute e al benessere
delle donne coinvolte», in violazione dell'articolo 11 sulla protezione
della salute. Il Comitato aveva inoltre contestato la violazione del
divieto di discriminazione, visto che a suo dire c'era un trattamento
difforme in base alla geografia (servizi migliori in alcune regioni
rispetto ad altre) e a come vengono erogati altri servizi medici dove
non c'è obiezione. Il Comitato per i diritti sociali aveva accolto anche
l'accusa della Cgil secondo la quale i medici non obiettori sarebbero
trattati peggio di quelli obiettori quanto a carichi di lavoro,
ripartizione delle mansioni e possibilità di carriera. Fondata per il
Comitato era anche la denuncia di presunte "pressioni" di cui sarebbero
oggetto i medici non obiettori per cambiare orientamento. Considerando
che era questo il punto di partenza, il successo odierno assume un
rilievo ancora maggiore. Tra il Ministero della Salute e la Cgil si è
assistito in questi mesi a un duro botta e risposta, con il ministro
Beatrice Lorenzin che aveva parlato di «dati vecchi» forniti dal
sindacato, posizione contestata duramente dalla leader della Cgil
Susanna Camusso. Al dunque il Comitato dei ministri – organismo politico
di livello superiore rispetto al Comitato per i diritti sociali – ha
accolto gli argomenti forniti dal Ministero ritenendoli più persuasivi
del reclamo. I dati presentati dall'Italia a Strasburgo, tratti dalla
Relazione annuale al Parlamento sull'attuazione della legge 194, parlano
di un calo del 5,1% della richiesta di aborti tra il 2013 e il 2014,
con un crollo rispetto al 1983 della pressione sui medici non obiettori
(da 145 interventi pro capite l'anno ai 69 nel 2013).Inoltre, il 70%
delle strutture ospedaliere per la maternità italiane pratica l'aborto,
un tasso ben superiore al numero di aborti per nascite complessive (il
20%). E ancora: ci sono 5 strutture che garantiscono aborti a fronte di 7
punti nascita. Ora anche l'Europa s'è detta convinta che in Italia
l'obiezione non è un problema.