giovedì 30 giugno 2016

Republica 30.6.16
Miguel Gotor, minoranza Pd
“Ora c’è una buona occasione quel sistema va completamente rifatto”
intervista di Goffredo De Marchis

ROMA.Superare l’Italicum, non correggerlo «perché tra la cosmetica e una legge che garantisce davvero maggiore rappresentanza preferiamo la seconda strada». E non basta certamente la mozione di Sel, che sarà discussa a settembre. «Tocca a Renzi prendere l’iniziativa». Altrimenti, avverte Miguel Gotor, bersaniano, senatore della minoranza Pd, «dopo l’estate faremo un bilancio e decideremo come schierarci al referendum costituzionale».
La mozione di Sinistra italiana è l’occasione per riaprire la partita della legge elettorale?
«Spero di sì. Renzi è un politico realista, attento ai rapporti di forza. Si rende conto che l’Italicum ha un limite strutturale: è pensato come un abito su misura del Pd al 40 per cento, presuppone lo sfondamento di una sola forza. Ma la realtà è molto diversa e presenta il conto. A livello europeo la partita non è più solo destra contro sinistra, ma establishment contro esclusi: per questo il nodo della rappresentatività è centrale . Oggi appare chiaro che l’Italicum è frutto di un eccesso di furbizia e strumentalità, ma le leggi elettorali si fanno immaginandoti sconfitto non vincitore».
La minoranza non ha votato il nuovo sistema elettorale. Ma se Renzi oggi aprisse a una modifica avrebbe il sapore di una mossa contro i grillini. Una posizione insostenibile.
«La forza della nostra linea è a disposizone dell’intero Pd. Mettiamo la nostra coerenza, con umiltà, al servizio di Renzi. Non chiediamo di cambiare la legge perché temiano i 5 stelle o la destra riorganizzata, ma perché l’abbiamo sempre detto».
Il problema è Renzi.
«Renzi può lavorare all’unità del partito e valorizzare la nostra posizione. Ci saranno critiche, certo, ma riuscirà ad arginarle ».
Gli sta chiedendo un clamoroso voltafaccia.
«Non è così. Basta che attinga al suo realismo ».
È sufficiente dare il premio alla coalizione anziché alla lista?
«Secondo noi no, sarebbe un passo avanti, ma la vera questione è la rappresentatività, il rapporto tra gli eletti e i cittadini. La proposta del Pd è sempre stata il doppio turno di collegio. Non c’è spazio per questa modifica? Lavoriamo allora su un turno unico con il 75 per cento di collegi a turno unico e il 25 che garantisce premio e diritto di tribuna ».
Volete umiliare il premier?
«Ma non scherziamo. È interesse comune prendere atto di una stagione finita. L’-I-talicum è figlio del patto del Nazareno e del rapporto con Verdini. Ora bisogna cambiare interlocutori. Romani di Forza Italia dice che la priorità è cambiare l’Italicum. I 5 stelle, con apprezzabile serietà, sono disponibili a modificarlo visto che non lo hanno votato ».
Volete ricominciare daccapo?
«La volontà politica è un’energia che fa fare le cose bene e in poco tempo. Sicuramente, a noi non basta un annuncio. Un accordo per cambiare la legge va stretto da qui al referendum di ottobre».