giovedì 30 giugno 2016

La Stampa 30.6.16
Ceccanti: cambiare sarebbe suicida, darebbe ai grillini la patente di vincenti
“E a quel punto rischieremmo davvero di perdere”

di Francesco Grignetti

Professore Stefano Ceccanti, ha sentito? Si parla di modifiche alla legge elettorale e di un ritorno del premio di maggioranza alle coalizioni.
«Non ci credo».
In Parlamento lo danno per scontato.
«E io continuo a non crederci. Non ci sono i tempi tecnici per cambiare una legge elettorale prima del referendum costituzionale d’autunno: e se Renzi vincerà, molte cose cambieranno... Ma al fondo mi sembrerebbe suicida chiedere di cambiare una legge elettorale perché ti fanno paura i Cinque Stelle. Una posizione che definirei “sconfittistica”. Non reggerebbe di fronte al Paese. Avresti tutti i quotidiani che titolano sulla paura di perdere. E i grillini avrebbero, gratuitamente, la patente di vincenti. È totalmente delegittimante ammettere di cambiare la legge per paura di perdere. E a quel punto succederebbe sul serio».
Proprio i grillini, che hanno tanto avversato l’Italicum, pensa che lo difenderebbero?
«Per il M5S sarebbe una campagna win-win. Vincente in ogni caso. Se le modifiche all'Italicum non passano, bene. Se passano, a quel punto avrebbero la fama di chi mette paura agli altri».
Con il premio di maggioranza alle coalizioni, il Pd può dire addio alla vocazione maggioritaria?
«Guardi, le coalizioni ce le ricordiamo bene. Il Pd è nato proprio per superare l’esperienza dell’Ulivo, i cespugli, i partiti e i partitini».
Il ritorno delle coalizioni, secondo lei, potrebbe aiutare i partiti maggiori a non restare fuori dai ballottaggi?
«Un effetto che al limite vedo più a destra che a sinistra. Forse, se Renzi vuole aiutare Berlusconi a non restare regolarmente fuori, con un premio alla coalizione, potremmo anche rivedere Salvini, Meloni, e Berlusconi tutti assieme appassionatamente. Ma la vedo comunque difficile un'armata Brancaleone dove stanno assieme gli amici della Merkel e quelli della Le Pen».
Comunque le coalizioni hanno un senso. Per bloccare l’ascesa dei grillini.
«Forse accadrebbe per il voto organizzato. Ma di contro si respinge il voto d’opinione perché l’effetto delle coalizioni è repellente. Non è un caso che Grillo abbia rivendicato il successo nei ballottaggi, dicendo che il loro movimento vince perché rifiuta ogni apparentamento e va avanti da solo. La sola idea di coalizione puzza di vecchia politica, di establishment che cerca di sopravvivere, di manovre di corridoio».
E il Pd?
«Il Pd renziano, anche se dovesse mai tornare il premio di coalizione, secondo me non si può alleare con nessuno, pena lo snaturamento. Impossibile che stringa alleanza con quella sinistra che sputa sul governo tutti i giorni. Impossibile anche, per gli stessi motivi, un apparentamento con i gruppuscoli centristi, gli ex berlusconiani alla Verdini».
Resta il fatto che proprio da quelle parti si chieda a gran voce il premio di coalizione.
«E torniamo al ragionamento sul voto organizzato e il voto d’opinione. Io capisco che pezzi del ceto politico cerchino di salvarsi. Ma gli altri?».
In conclusione, lei non ci crede proprio.
«No. L’unica cosa vera è che il 1° luglio l’Italicum entra in vigore, per la Camera. Non per il Senato, dove si voterebbe con il Consultellum».