Corriere 30.6.16
Cambi all’Italicum Il premier apre per salvare il referendum I segnali a Letta e Confalonieri
di Maria Teresa Meli
Matteo
Renzi ha deciso di aprire uno spiraglio sulla modifica dell’Italicum.
Lunedì lo farà con la minoranza interna, nell’immediato il vero
interlocutore dell’operazione è Forza Italia.
ROMA E adesso il
referendum fa paura a Matteo Renzi. Già, se fino a qualche mese fa il
premier era sicuro del successo («Vinciamo e poi non ce ne sarà per
nessuno»), ora le sue certezze vacillano. Dunque non è un caso che Renzi
abbia deciso di aprire uno spiraglio sulla modifica dell’Italicum. Il
premio di maggioranza potrebbe andare alla coalizione e non più al
partito e, di conseguenza, si alzerebbero le soglie di sbarramento.
Ma
questo non significa che il presidente del Consiglio marci già spedito
verso la riforma della sua riforma: «Per ora non esiste nessuna
modifica, ma dopo il referendum vedremo...». Il premier segue più
direttrici. Muove verso la minoranza interna: lunedì, in occasione della
riunione della direzione, Renzi dovrebbe aprire uno spiraglio
sull’Italicum. Nessun cedimento, ma una sorta di prova fedeltà nei
confronti dei bersaniani: voi votate Sì al referendum di (fine) ottobre e
io posso modificare la legge elettorale.
Nell’immediato, invece,
gli interlocutori di Renzi sono il Nuovo centrodestra e Ala di Verdini,
perché al Senato, come ha confidato a più di un esponente del Pd Maria
Elena Boschi, la fibrillazione è continua e Ncd è diviso. E per questo
motivo il governo rischia la paralisi a Palazzo Madama.
Ma il vero
interlocutore di questa operazione è Forza Italia. È il partito di
Berlusconi che i renziani sperano di coinvolgere: la modifica
dell’Italicum in cambio di un ammorbidimento degli azzurri sul
referendum costituzionale. Non il Sì esplicito di FI, perché quello è
impossibile, ma una linea meno oltranzista e, magari, il pronunciamento
favorevole alla riforma costituzionale di alcuni esponenti del
centrodestra, come Stefano Parisi. E, infatti, da giorni si è avviato un
dialogo con i due esponenti che contano dentro Forza Italia: Fedele
Confalonieri e Gianni Letta. Entrambi, dicono al quartier generale di
Renzi, sono convinti che con la linea oltranzista di Brunetta si
regalino voti al M5S.
Il lavoro diplomatico del Pd però è a più
ampio spettro. Si tenta di coinvolgere il presidente Sergio Mattarella
(che negli auspici di chi segue la trattativa per Renzi potrebbe
intervenire a favore del referendum, seppur con la cautela che gli
impone il suo ruolo), la Chiesa e anche quel Romano Prodi, che è ancora
molto amato dal popolo di centrosinistra orfano dell’Ulivo, e con cui il
ministro Graziano Delrio continua a tenere buoni rapporti. E persino i
sindacati, cui ieri il premier ha lasciato intravedere un aumento delle
risorse (300 milioni) per il contratto dei pubblici dipendenti. Insomma,
tutto è in movimento, anche se non è ancora chiaro l’approdo perché
spesso e volentieri Renzi lascia trapelare i suoi orientamenti solo per
vedere le reazioni degli altri, pronto a ritrarsi, nel caso in cui le
sue operazioni non vadano a buon fine.
Ma, quale che sia l’esito
delle manovre renziane, c’è una novità da registrare (e non riguarda la
mozione di SI perché quella, anzi, mette in difficoltà il premier
giacché lo costringe a scoprire le sue carte prima del tempo, tant’è
vero che il Pd l’ha fatta slittare a settembre). La novità è che fino a
qualche mese fa Renzi era contrario ad aprire ora una discussione del
genere perché a suo avviso indeboliva il Sì. Ora, invece, dopo la
sconfitta elettorale, Renzi ha cambiato approccio. Non ufficialmente, è
chiaro, perché davanti ai giornalisti l’atteggiamento è quello sicuro di
sempre, ma poi, con i fedelissimi, il tono cambia. E, di conseguenza,
mutano i ragionamenti: «Non possiamo vincere il referendum
costituzionale soli contro tutti».
Dunque, benché Renzi resti
affezionato all’Italicum («Se ci fosse stato in Spagna ci sarebbe stato
un vincitore, e lo stesso si può dire per l’Italia del 2013»), da parte
sua c’è maggiore duttilità. Eppoi aprire uno spiraglio non costa molto e
si ottiene comunque il risultato di «sgonfiare la propaganda contro il
referendum».