giovedì 30 giugno 2016

La Stampa 30.6.16
Italicum, forse torna il premio di coalizione
Mozione a settembre riapre il cantiere
di Carlo Bertini

Rivoluzione in vista per l’Italiacum, la legge elettorale che da domani sarà in vigore. Il premio di maggioranza sarà spostato dalla lista alla coalizione vincente. Renzi è disposto a un ritocco «chirurgico», l’unico possibile. Il provvedimento è contenuto in una mozione che Sel è riuscita a far calendarizzare alla Camera per settembre. Sul fronte M5S, le nomine di Raggi a Roma dividono i grillini.

A sera, nella diretta Facebook, fa capire che se fosse per lui non toccherebbe nulla della sua creatura. «Mi scrivono: “Non si provi a cambiare l’Italicum...”. A me lo dite?». Un modo per provare a stoppare un tormentone che tiene banco e per contenere le aspettative. Tanto che da ore i suoi vanno ripetendo la parola magica «chirurgico»: questo deve essere l’aggettivo caratterizzante del ritocco all’Italicum che il premier potrebbe esser disposto a concedere. Spostare il premio di maggioranza dalla lista alla coalizione è l’unico cambio ipotizzabile prima di testare la legge alle urne.
Rivoluzione copernicana
Un cambio che sarebbe in sè una rivoluzione copernicana del sistema, perché i puristi della vocazione maggioritaria del Pd già storcono il naso, «coalizione significa che il premio si divide tra più partiti e i piccoli hanno il potere di veto». Dunque per Renzi e i suoi un prezzo alto da pagare casomai solo sull’altare di una battaglia più alta, quella del referendum costituzionale, nella speranza che un’apertura possa smontare le ragioni del no. Ma se si prova a riaprire il cantiere dell’Italicum salta tutto, è l’avvertimento consegnato ai suoi diplomatici dal leader Pd. Alla Camera già si respira la tensione innescata dalla notizia del voto che Sel è riuscita a far mettere in calendario in settembre: su una mozione con oggetto i possibili profili di incostituzionalità della legge elettorale.
Ma l’Italicum è un totem che Renzi non vuole sradicare, lo ha detto in tutte le salse ai suoi vari interlocutori: siccome i punti criticati sono diversi, come quelli delle preferenze o dei cento capilista bloccati, non è pensabile che si possa rivedere tutto e ricominciare daccapo. Questa è la ferma convinzione del premier, informato dai suoi che sul «ritocco chirurgico» del premio alla coalizione ci sarebbero i voti - o il placet non belligerante - di tutti, tranne che dei grillini. Da Ncd a Forza Italia ad Ala di Verdini, fino a Sinistra Italiana. Gli attaché diplomatici hanno già preso contatti pure con i leghisti che contano, traendone la convinzione che Salvini non farà barricate. Quindi si può profilare una modifica largamente condivisa. Ma mai su proposta del Pd, «perché noi apriamo uno spiraglio solo se qualcuno propone una modifica», dicono i big renziani.
Ballottaggio a rischio
I più esperti sul tema introducono una variante: che invece del premio di coalizione possa essere introdotto il sì all’apparentamento: che lascia mani libere al primo turno e consente di decidere al secondo se dividere o no i seggi con gli alleati. Mentre negli altri gruppi, specie a sinistra, si fa strada la richiesta più esplosiva: quella di abolire il ballottaggio, «perché il vero punto è quello», spiega un big della Sinistra.
Le idee fioccano, il primo a depositare un testo è Pino Pisicchio, capogruppo del Misto, forte di una sessantina di deputati. Che per smontare un possibile rilievo della Consulta farebbe scattare il premio di maggioranza solo se al ballottaggio si raggiunge un quorum del 50% più uno, per evitare che col 25% un partito possa avere il premio. Bersani chiede il doppio turno di collegio e il ritorno al Mattarellum propugnato già da Gotor, «che però con il tripolarismo non garantisce affatto la governabilità» ribattono i renziani.
La legge sarà giudicata dalla Consulta in ottobre, forse prima del voto sul referendum che «non slitta», la vera partita cui è legata la sorte dell’Italicum. Partita che il premier continua a giocarsi gettando tutta la posta sul tavolo, «non sono un pollo da batteria che se perde fa finta di niente». Dunque «se perdo ne trarrò le conseguenze», dice. Consapevole però che facendo passare il messaggio di un possibile ritocco all’Italicum il fronte del no può indebolirsi. «Un’apertura renderebbe più semplice il percorso referendario», sentenzia Gianni Cuperlo.