Corriere 30.6.16
Camera, il «ritorno» dell’Italicum Renzi: io non sono preoccupato
La mozione di Sinistra italiana per discutere in settembre dei profili di costituzionalità
di Dino Martirano
ROMA
Sulle modifiche alla legge elettorale (Italicum), il clima è cambiato
ai piani alti del Pd. Soltanto due settimane fa, prima dei ballottaggi
che hanno visto i Dem soccombere in molti comuni compresi Roma e Torino,
al Nazareno sarebbe stata respinta tra fuoco e fiamme solo l’ipotesi di
discutere alla Camera una mozione di Sinistra italiana sui «profili di
incostituzionalità» dell’Italicum. Ieri, invece, la proposta di inserire
la suddetta mozione nel «programma dei lavori d’aula di settembre» è
scivolata via alla conferenza dei capigruppo dove il governo e il Pd
erano rappresentati dalla ministra Maria Elena Boschi e dal capogruppo
Ettore Rosato.
La proposta di Arturo Scotto (SI) è un atto
unilaterale e ora impegna la Camera a riformare la legge elettorale in
vista dell’udienza del 4 ottobre in cui la Consulta esaminerà il ricorso
sull’Italicum veicolato dal Tribunale di Messina. «Il Parlamento —
argomenta Scotto — resta a guardare? O corre ai ripari per tempo?».
Quando il caso è montato, il Pd ha risposto in modo non pregiudiziale.
Il premier Renzi non è sembrato preoccupato: «La mozione? Ce ne sono
tante. Se ne discuterà...».
La ministra Boschi, a ragione, ha
scritto che la «Camera non ha calendarizzato la mozione» ma ha poi
dovuto aggiungere che i capigruppo hanno indicato «i provvedimenti per
il programma dei lavori di settembre». A caldo, Rosato ha detto che «è
possibile cambiare una legge, compresa quella elettorale, sempre». Il
renziano Andrea Marcucci, ha aggiunto: «Una legge elettorale si può
cambiare in ogni momento. Per farlo non servono mozioni ma maggioranze».
E
se si dovesse tornare allo schema del Nazareno (Pd-FI), l’azzurro Paolo
Romani si è già fatto sentire: «Cambiare l’Italicum è una priorità ma
per farlo non siamo disposti ad alcun baratto». A Berlusconi interessa
il ritorno al premio di maggioranza alla coalizione, per rendere
competitivo il centrodestra, e il Pd non è più così sicuro di vincere il
premio al primo partito che ora fa gola ai grillini, non a caso gli
unici ostili a cambiare l’Italicum con la scusa che «legge fa schifo».
Tornare al premio alla coalizione (con i voti anche di Ncd, centristi,
FdI, SI e minoranza Dem, che non votò la legge) sarebbe il punto di
caduta per l’accordo di settembre.
Il premier Renzi, però, prima
deve pensare al referendum costituzionale di autunno e così è tornato a
dare la sveglia la Pd: «Ne abbiamo già centinaia, ma dobbiamo arrivare a
10 mila comitati da qui a settembre». E se vincesse il No? «Con lo stop
al Senato, si tagliano 100 milioni all’anno. Cambiare è un dovere. Ma
se perdo vado a casa. Non sono mica un pollo da batteria».