Repubblica 8.6.16
L’amaca
di Michele Serra
UNA
cosa utile che Renzi potrebbe fare, di qui al secondo turno, ma anche
dopo a bocce ferme, e comunque vada a finire, è capire che almeno
qualche critica (vogliamo fare una su due? una su tre?) non è
determinata dalla malvagità umana, ma dalla esperienza di italiani che
vogliono bene all’Italia e alla sinistra: vedi l’editoriale di ieri di
Ezio Mauro. Poi dovrebbe prendere atto che il Pd ha perso a sinistra più
di quanto abbia guadagnato al centro. Che ovunque (Milano, Torino,
Bologna, Roma) la fatica dei suoi candidati ballottanti sarà cercare di
recuperare voti di sinistra svolazzanti in listerelle caparbie o in
sonno da qualche elezione, anche se per legittima convenienza tattica
dovranno dire che, per carità, si rivolgono a tutti gli elettori. E
magari dovrebbe cercare, lui che dopotutto è il segretario del Pd, di
dire qualcosa che sembri detta proprio dal segretario del Pd, che a
occhio e croce, e al netto dei tempi molto mutati, occupa quello stesso
grande spazio politico un tempo occupato dalla sinistra popolare.
Anche
se non è possibile riavvolgere certi tappeti, dovrebbe per esempio
chiedersi quanto ha nuociuto alla sua ditta (dico proprio la sua, quella
che gli porta i voti e gli regge il governo) la chiacchiera imprudente,
inudibile per larga parte dei suoi elettori, sul “partito della
Nazione”. Poi andare a cena con Pisapia, in segreto, e chiedergli
qualche consiglio su come si tiene insieme quella poderosa accolita di
rompiballe che è la sinistra italiana.