La Stampa 8.6.16
“Le correnti ci hanno distrutto”
Viaggio nella débâcle Pd a Napoli
Bassolino all’attacco del presidente-segretario e dei “cattivi consiglieri”
E anche gli economisti in città ammettono: De Magistris? Non male
di Alessandro Barbera
Il
Vesuvio è avvolto fra le nubi e tanto basta a levare alla città il
fascino che di solito ti fa dimenticare i suoi difetti. L’anno zero del
Pd napoletano si consuma su viale Umberto primo ingolfato di traffico.
Antonio Bassolino ha convocato i giornalisti, c’è da commentare la
sconfitta di Valeria Valente e la decisione di Matteo Renzi di un nuovo
commissariamento, il terzo in otto anni. La stanza è piccola, la voce
dell’ex sindaco-governatore assorda, sembra di assistere ad un comizio a
piazza del Plebiscito. L’ormai (ex?) uomo forte del partito in città
veste un abito scuro e la cravatta rosso fuoco, parla per un’ora e
mezza, ma il messaggio lo avrebbe potuto sintetizzare in una
dichiarazione di dieci righe. Ce l’ha con il premier che non lo ha
voluto ricandidare - «sarebbe stata una bella battaglia con De
Magistris» - con «i suoi cattivi consiglieri», con la Valente - «più
turca che renziana» - con le «inaudite correnti che stanno distruggendo
il partito», «la mancanza di un progetto per la città». Il monologo
basta a confermare tutte le analisi sullo stato della sinistra
partenopea: sotto il bassolinismo niente.
«Il Pd a Napoli è un
partito che va ricostruito da zero», ammette Enrico Morando, il
piemontese spedito qui da Walter Veltroni nel lontano 2008. Più facile a
dirsi che a farsi, soprattutto se a governare la città c’è un sindaco
dall’indubbio carisma, capace di doppiare gli avversari pur avendo
contro tutto l’arco costituzionale. Mentre a Salerno l’uomo di De Luca
diventa primo cittadino con percentuali bulgare, a Napoli il Pd crolla
all’11 per cento e prende novantamila voti in meno delle Europee di due
anni fa: erano 130.672, domenica ne ha raccolti 41.185. «Lui un progetto
ce l’ha», dice Morando. «Ad esempio quando il governo ha introdotto il
credito d’imposta al Sud lo ha rafforzato con fondi regionali. A Napoli
manca persino l’opposizione a De Magistris».
«Non è stato un
sindaco pessimo», ammette Marco Pagano, economista di punta
dell’Università Federico II. «Certo, spesso i demeriti altrui valgono
più dei meriti propri, ma ha inaugurato il lungomare e piazza
Garibaldi», un cantiere che aspettava di essere finito da sette anni. «E
poi è onesto, una qualità che purtroppo al Sud è rara». Prima di salire
su un treno per Roma, a piazza Garibaldi Roberto Fico si fa trascinare
da un gruppo di pensionati raccolti attorno ad un pianoforte per
canticchiare pezzi della tradizione. L’uomo forte dei Cinque Stelle alza
le spalle, nella consapevolezza che se in municipio non ci fosse stato
l’ex pubblico ministero il candidato naturale a quel posto avrebbe
dovuto essere lui: «De Magistris non ha fatto quasi nulla, ma rispetto
alla Valente, a Lettieri e al nulla dei dieci anni precedenti sembra
tantissimo». Per evitare l’imbarazzo del confronto i Cinque Stelle gli
hanno contrapposto un certo Brambilla, brianzolo e tifoso della
Juventus. «De Magistris interpreta bene un desiderio di rivalsa dei
napoletani», insiste Pagano. L’immagine plastica di quel sentimento è il
boato che accompagnò il sindaco uscente quando, in piena campagna
elettorale, disse di «voler far cacare sotto Renzi», toni da
secessionismo di leghista memoria. Per Morando questo è il vero dramma
del Pd napoletano: l’incapacità di contrapporre un qualsivoglia progetto
ad un sindaco che un progetto vero non lo ha.
Sotto il
bassolinismo niente, dunque. Mentre Napoli sopravvive al chavismo di De
Magistris, il Pd crolla sotto il peso di una dozzina di correnti, i
capibastone che pagano per votare la Valente e le polemiche per
l’alleanza con i verdiniani che nelle urne hanno raccolto appena l’1,44
per cento dei consensi. La causa della débacle forse non è qui, e lo
ammette persino Bassolino. Ma le polemiche del senatore Enzo D’Anna
contro Roberto Saviano non devono aver giovato granché all’immagine del
partito. Nelle stesse ore in cui l’ex pubblico ministero De Magistris si
prepara a succedere a sé stesso, la Camorra a Ponticelli fredda per
strada due ragazzi di 24 e 19 anni. Il più grande era fra i leader dei
Barbudos, uno dei gruppi criminali del centro storico noto per le barbe
da hipster.