mercoledì 8 giugno 2016

Repubblica 8.6.16
Borges
“Era pop come Mick Jagger” Il vangelo del maestro secondo Manguel e Pauls
A trent’anni dalla morte i più grandi allievi del genio argentino ne ricordano fantasia, tecnica e sogni
di Dario Pappalardo

FIRENZE A vederli insieme, così diversi, eppure uniti dall’ossessione per la letteratura, potrebbero essere due personaggi di Borges. E invece ne sono testimoni e soprattutto lettori. Il primo, Alberto Manguel, lo è stato tecnicamente: a sedici anni, a Buenos Aires, fu scelto per fare da occhi al grande autore ormai cieco. Il secondo, Alan Pauls, piglio da filosofo rockstar alla David Byrne, al Nobel mancato ha dedicato “Il fattore Borges”, ora tradotto da Maria Nicola per Sur: un vademecum fondamentale che disseziona e aggiorna il mito. Manguel e Pauls, a trent’anni esatti dalla morte di JLB (14 giugno 1986), sono qui a Firenze, ospiti del festival del Premio von Rezzori, per raccontare quel che resta del maestro di Finzioni e dell’Aleph, che inventò la biblioteca di Babele e anticipò il web.
Qual è stato il vostro primo incontro con Borges?
Manguel: Prima di conoscerlo, avevo letto solo delle sue frasi. Le usavano a scuola per gli esercizi di grammatica. Ero adolescente. Nelle ore libere dalle lezioni lavoravo alla libreria anglo-tedesca Pygmalión. Era la prima metà degli anni Sessanta. Borges andava a comprare i libri lì con sua madre. Mi scelsero come lettore. Borges era già cieco e la madre stanca. Gli leggevo racconti di Kipling, James, Kafka. Lui li conosceva a memoria. Ma ascoltarli lo aiutava a comprendere come erano costruiti. Prima pensavo che la letteratura fosse tutta una questione di ispirazione. Lì ho imparato l’importanza della tecnica. Borges smontava i testi come i meccanismi di un orologio.
Pauls: Ho incontrato la prima volta Borges a casa sua. Sarà stato il 1975. Avevo 16-17 anni e accompagnavo un filosofo amico di mia madre, Ezequiel de Ollaso. Mi colpì l’appartamento modesto. Aveva una biblioteca piccolissima. Ma guardavo il mondo di Borges ancora con sospetto, come qualcosa di vecchio. Dopo i vent’anni ho ripreso a leggerlo e ho capito molte più cose.
Nel suo libro, Pauls scrive che Borges aveva una vena pop molto più accentuata di quanto si possa pensare...
Manguel: Alan è molto più giovane di me. Quando l’ha conosciuto negli anni Settanta era ormai un personaggio pop. Lo fermavano per strada. Per me non è stato così. Per spiegare il mio lavoro di lettore, dicevo a una mia zia: “Sto facendo un favore a un vecchietto cieco”.
Pauls: Ci sono due aspetti del suo essere pop: in Argentina a un certo punto diventa alimento regolare dei media, fa l’opinionista. All’estero la sua immagine circola come icona: nel film Performance di Cammell e Roeg, la faccia di Mick Jagger si trasforma in quella di Borges.
Manguel: Il mondo culturale nel suo Paese lo accusava di essere reazionario e di non essere abbastanza argentino. A un certo punto in Argentina ci sono solo due modi di scrivere: come o contro Borges.
Pauls: A Borges la politica interessa poco. Ne ha un’idea arcaica, infantile. È essenzialmente un filosofo della letteratura. Apre una serie di scenari e problemi con cui diventa impossibile non confrontarsi. Non si può restare fuori dalla sua orbita.
Manguel: Per primo si permette il lusso di smontare la grande letteratura, come risulta evidente nel Diario del grande amico e complice Adolfo Bioy Casares. Borges detesta Goethe. Lo ritiene un imbecille. Lo stesso fa con Shakespeare. Dimostra che il valore del testo che leggiamo è condizionato da chi siamo quando lo leggiamo. È tutto arbitrario.
Pauls: Si parla poco dell’interesse di Borges per il demenziale. Era affascinato dal punto in cui la ragione incontra nell’idiozia il suo lato B. Con Bioy Casares formava una coppia demenziale eccezionale.
Borges assegna al lettore un nuovo potere...
Manguel: L’avevano già fatto Sterne e Pirandello. Ma lui lo dice
chiaramente.
Pauls: Per Borges l’intervento del lettore è un’azione sul testo tanto radicale e necessaria quanto quella dello scrivere. Dall’altra parte del mondo, anche Walter Benjamin dirà lo stesso.
In qualche modo anticipa l’era digitale...
Pauls: Quello che c’è nei computer era già nella sua pratica. Usava il copia e incolla prima che nascesse il Word per il pc. Dentro la testa di quest’uomo che sembrava un cinico Mr Magoo c’era un’intelligenza geniale. Aveva scoperto l’apparire antico e desueto come valore per stare meglio, per nascondersi nel contemporaneo.
Manguel: Aveva previsto tutto. Nella Biblioteca di Babele c’è già il web con la sua follia.
Il finale della vita di Borges sembra un giallo. La nuova giovane moglie, María Kodama, sposata in fretta, il testamento cambiato, l’esilio volontario e la morte a Ginevra...
Manguel: Sì, è la parte meno interessante, da People Magazine...
Comunque Borges non faceva mai quello che non voleva. Nessuno avrebbe potuto obbligarlo. Evidentemente voleva morire a Ginevra dove aveva vissuto da giovane.
Pauls: Sappiamo che a Bioy María non piaceva. Ma spesso accade con le mogli degli amici. Il punto è: a chi appartiene oggi Borges? Chi se ne è appropriato? Non si negano alla vedova María Kodama i diritti sull’opera, ci mancherebbe. Ma c’è una differenza tra l’amministrare un capitale e la letteratura. La causa contro lo scrittore argentino Pablo Katchadijan, colpevole di aver riscritto l’Aleph — El Aleph engordado — è stata un’assurdità.
Manguel: Ancora non esiste una buona edizione castigliana delle opere di Borges. Non sono curate, restano degli errori.
Per Borges i sogni erano fondamentali. L’avete mai sognato?
Pauls: No, per fortuna non sogno mai gli scrittori.
Manguel: Sì, l’altro giorno. Si sognano spesso le figure chiave dell’adolescenza. E lui è stato parte fondamentale della mia.
Manguel, sta per diventare direttore della Biblioteca Nazionale di Buenos Aires, occuperà il posto di Borges...
«Sì, inizio il 21 giugno. Non posso non pensare che un tempo lì c’era lui. Intanto, poiché torno in Argentina, sto leggendo le cronache scritte dai soldati in partenza per la prima guerra mondiale ».
IL FESTIVAL E IL LIBRO
Alan Pauls ha presentato Il fattore Borges, (Sur, pagg. 176, euro 16) con Alberto Manguel ieri al Festival degli Scrittori Premio Gregor von Rezzori che si conclude oggi