martedì 7 giugno 2016

Repubblica 7.6.16
Chiara Appendino: “Posso recuperare il gap con Fassino”
La grillina moderata che vuole Torino “Non ho paura di cambiare tutto”
di Gabriele Guccione

TORINO. «Lo spoils system fa loro paura? Fanno bene ad averne. Io non ho paura». Si mostra serena, pacata nei toni, come sempre in questi ultimi otto mesi. La giacchetta color panna e il girocollo sottile sono, come chi ha puntato su una campagna senza mai un eccesso, una polemica. Understatement sabaudo. Chiara Appendino, neo mamma di 31 anni, laurea alla Bocconi, è la nuova “stella” torinese del M5S. Sorriso e aria rassicurante non devono trarre in inganno, però. È riuscita a trascinare al ballottaggio il sindaco uscente Piero Fassino. E sa bene di rappresentare una pericolosa minaccia. Un “rischio”, come ironizzava l’altra notte il senatore grillino Alberto Airola, aspettando la fine dello spoglio al cortile del Maglio.
Con questo risultato avrà mandato Fassino su tutte le furie, non crede?
«Non so se sia arrabbiato. Penso però che dovrà porsi qualche domanda, dato che c’era chi sosteneva che avrebbe vinto al primo turno».
Mai una polemica o un attacco diretto al suo sfidante: anche quando ha cercato di punzecchiarla, dicendo che in cinque anni di consiglio comunale “si è agitata tanto, ma adesso è calma piatta”. Come se nulla fosse. Continuerà così anche in attesa del ballottaggio?
«Non sono previsti stravolgimenti. I torinesi avevano voglia di parlare dei problemi della città, non di sentire inutili polemiche. La loro risposta è stata un premio».
Dica la verità, non se lo aspettava?
«Sono felicissima, questo 30 per cento è un bellissimo risultato. Da quindici anni questa città non va al ballottaggio. Siamo fieri di poterlo fare e iniziare una fase due».
Lei crede davvero che Torino sia pronta a voltare pagina?
«Questa è una città rimasta per troppo tempo chiusa al merito. Per anni le posizioni di governo della città sono state occupate sempre dagli stessi. Ora è emersa la voglia di una forza propulsiva nuova e noi siamo questa forza, i cittadini non devono più sentirsi soli ma poter tornare a credere nella politica. Da opposizione stiamo diventando forza di governo. Le speranze sono buone ma quello che conta è il lavoro fatto in questi cinque anni di opposizione in Sala Rossa».
Beppe Grillo dice che il suo e quello di Virginia Raggi sono risultati storici.
«Torino è una roccaforte del Pd. Per noi andare al ballottaggio è un risultato straordinario. Credo che il gap tra me e Fassino sia colmabile. Il Pd ha perso 90mila voti. Credo che Renzi debba interrogarsi su come sia stato possibile e pensare a tutte le risposte che non ha dato».
Ha sentito Grillo o Casaleggio?
«Davide Casaleggio mi ha mandato un messaggio per farmi gli auguri. Grillo non ho avuto ancora modo di sentirlo».
Sarà una sindaca autonoma o teleguidata dalla Casaleggio Associati?
«L’impegno etico che abbiamo sottoscritto a Torino prevede di rispondere del nostro programma solo ai cittadini. È giusto che un sindaco sia autonomo e risponda ai cittadini».
Per battere Fassino al ballottaggio dovrà racimolare un 10 per cento di consensi che ora non ha. Con chi si apparenterà? Chiederà i voti alla Lega Nord di Salvini?
«Credo che andare al ballottaggio significhi parlare con le persone, non usare i metodi della vecchia politica. Non daremo poltrone in cambio di voti».
Dove prenderà, allora, i voti che le mancano?
«Ci rivolgeremo anche e soprattutto a chi non ha votato. I cittadini non devono sentirsi soli, ma credere alla politica. Questo sindaco ha raccontato una sola città, una città di serie A, lasciando indietro una città di serie B, la Torino delle periferie, del 49 per cento di disoccupazione giovanile, dei 100mila torinesi che vivono in condizione di povertà. Questo ha allontanato i cittadini dalla politica. Noi rimetteremo al centro questi temi».
È per questo che lei, proveniente da una famiglia borghese, figlia di un manager braccio destro del presidente di Confindustria Piemonte e moglie di un imprenditore, è stata premiata principalmente nei quartieri più popolari e nelle periferie storicamente di sinistra?
«Questo è un risultato coerente con la campagna elettorale di questi mesi. Un voto che dimostra che c’è una città che non è stata rappresentata in questi 23 anni di centrosinistra. Continueremo a mettere al centro il lavoro e la disoccupazione. Nei mercati andiamo da cinque anni, non dagli ultimi 5 mesi. Vi gireremo ancora di più. Saremo nelle piazze, tra le persone. Questa città ha bisogno di cambiamento».