lunedì 6 giugno 2016

Repubblica 6.6.16
I voti discussi dei verdiniani che non sono bastati al Pd
di Ottavio Lucarelli

NAPOLI. «Meglio con Verdini alla luce del sole che le trattative sottobanco di Luigi de Magistris». È stato questo il mantra di Valeria Valente per tutta la campagna elettorale, dal giorno in cui è stato annunciato ufficialmente il sostegno di Ala alla sua candidatura a sindaco. «Con il gruppo di Verdini a Napoli — ha ripetuto per un mese la Valente — abbiamo stretto un’intesa trasparente e alla luce del sole sulla base del programma per la città. De Magistris, al contrario, ha stretto intese sottobanco ingolfando le sue liste apparentemente civiche di esponenti della destra e dell’ex Pdl. Per noi nessun imbarazzo. Anzi. La lista di Ala è un pezzo importante della mia coalizione. Una lista di moderati».
Adesso le reazioni agli exit poll nel comitato della Valente, che si trova nello stesso palazzo di Gianni Lettieri del centrodestra, in piazza Borsa, sono di cauta attesa e insoddisfazione. Naturalmente gli exit poll vanno presi con la massima cautela, si fa osservare. Ma certo, se il quadro fosse confermato, al ballottaggio andrebbe Lettieri, come nel 2011. Dunque i voti di Verdini hanno giovato o no alla candidata del centrosinistra? Oppure hanno spinto la sinistra del Pd a confluire nell’astensione o addirittura a emigrare almeno in parte nel campo di de Magistris? Un fatto è certo e tutti lo rimarcano: queste scelte la Valente le ha prese d’intesa con il Pd locale e nazionale. E del resto, fanno osservare al comitato, «la stessa alleanza con i verdiniani, del resto, già governa bene con Vincenzo De Luca alla guida Regione». Parole ripetute anche dal vicesegretario nazionale del Pd, Lorenzo Guerini, durante un suo tour elettorale in Campania.
Qualche problema alla Valente, come ha rivelato Repubblica, lo ha creato però anche la scelta dei candidati della lista di Ala per il Comune. Per esempio Vitale Calone, che ha riempito la città di manifesti fino all’ultimo giorno e che è figlio di un pregiudicato condannato per narcotraffico.
Altra storia imbarazzante è quella di Giuseppe Riganato, anche lui in corsa per il Consiglio comunale, che nel manifesto elettorale ha messo alle sue spalle la foto di Pasquale Di Vincenzo, defunto da alcune settimane, nella cui sede del Caf nel 2010 piovvero accuse di voto di scambio.A sua volta Di Vincenzo era cognato di un boss ucciso in un agguato. «Io continuo a non provare imbarazzi — in quei giorni il commento a caldo della Valente — perché noi da sempre siamo contro la camorra. Chiederemo comunque ad Ala di fare le dovute verifiche e, se ci sono ragioni di opportunità, prenderemo provvedimenti ». Un momento di gelo tra la vincitrice delle primarie del Pd e una frangia dei verdiniani è stato poi nel giorno in cui un senatore di Ala, il casertano Vincenzo D’Anna, ha chiesto di eliminare le scorte allo scrittore Roberto Saviano e alla giornalista Rosaria Capacchione per dare protezione «a chi veramente è minacciato di morte dalla camorra». A quel punto la Valente ha protestato assieme a tutto il Partito democratico e anche assieme ad altri esponenti di Ala: «Parole inaccettabili. Per me fanno fede le scuse di Verdini a Saviano e alla Capacchione ai quali va la mia totale stima e solidarietà».