La Stampa 6.6.16
Sospesa tra la vita e la morte
Sinistra radicale al 4 per cento
Ora la sfida per il secondo turno
Airaudo e Fassina indecisi se appoggiare il Pd
di Riccardo Barenghi
Se
i dati fossero quelli anticipati dalla seconda proiezione di mezzanotte
e mezzo la prova elettorale della sinistra radicale sarebbe sul confine
tra la vita e la morte. Con Giorgio Airaudo quotato intorno al 4 per
cento a Torino e Stefano Fassina poco sopra il 4 Roma, non si può certo
parlare di un successo. Tutt’altro.
Però bisogna aspettare i voti
veri, i numeri reali, e infatti né Fassina né Airaudo vogliono
commentare le proiezioni. Neanche per dire se quei voti che hanno
ottenuto verranno poi spesi nei ballottaggi a favore dei candidati del
Pd. «Lo decideremo nei prossimi giorni, quando riuniremo tutti quelli
che hanno partecipato alla nostra avventura», dicono con le stesse
parole i due candidati della sinistra. Ma quantomeno non chiudono la
porta a eventuali dichiarazioni di voto in favore di Fassino a Torino e
di Giachetti (qualora il candidato del Pd raggiungesse il ballottaggio)
in vista del secondo turno previsto per il 19 giugno.
Voti dati
gratis o concordati sulla base di un programma comune di governo? Presto
per dirlo anche se la seconda ipotesi sembra piuttosto remota visto il
livello basso che hanno raggiunto i rapporti politici tra Pd e sinistra
radicale nelle ultime settimane.
Ma anche se si è trattato di un
voto amministrativo è evidente che la scommessa di Sel-Sinistra italiana
andava oltre il test locale per proiettarsi su uno scenario nazionale.
Sul futuro insomma. E allora la domanda era: quanto spazio politico
esiste per un partito alla sinistra del Pd renziano? Quanti elettori
delusi dal premier vorrebbero votare una formazione diversa e più di
sinistra di quella oggi maggioritaria che governa il Paese?
Beh,
la risposta per ora non è confortante. Al momento quello spazio è molto
ristretto e quegli elettori sono pochi. Oppure no: sono tanti ma hanno
scelto altre strade. L’astensione per esempio o magari i candidati dei
Cinque stelle. Certo è che se l’intenzione era quella di fare una prova
generale per presentarsi poi alle future elezioni politiche con un nuovo
partito di sinistra, la prova non è andata bene. Forse quello locale
non è il terreno adatto, forse la sinistra radicale ha bisogno di tempo e
di una nuova leadership dopo quella di Nichi Vendola, forse la macchina
è ancora in pieno rodaggio...Anche perché il primo appuntamento di
fondazione di questa nuova formazione politica si è svolto solo nel
febbraio scorso, quindi pochissimo tempo fa. Una formazione, chiamiamolo
pure partito perché così lo chiamano i suoi dirigenti, che dovrebbe
superare Sel chiamando a raccolta quelli che dal Pd o sono già usciti
come Fassina appunto o Alfredo D’Attorre o Sergio Cofferati, o usciranno
nei prossimi mesi. Naturalmente insieme a tutte quelle associazioni che
lavorano sul territorio, dall’ambiente agli immigrati a chi non ha una
casa o un reddito.
Lo spazio, giurano tutti, c’è eccome, sarebbero
milioni di persone quelle che non amano Renzi e sono alla ricerca di
una nuova casa politica a sinistra, ovviamente, e non in quel magma
indistinto che è il movimento grillino. Ma lo spazio ha bisogno di tempo
per essere riempito e magari anche di nuove occasioni politico-sociali
per far crescere quei movimenti che sarebbero la linfa vitale di questa
nuova sinistra. E per ora il tempo non c’è stato, le elezioni
amministrative sono arrivate troppo presto.
Tuttavia tra pochi
mesi c’è il referendum costituzionale e quello sarà un’altra occasione
per misurarsi, anche se dentro quel No ci sarà tutto e il contrario di
tutto. Da sinistra a destra, passando per i Cinque stelle.