Repubblica 6.6.16
Referendum, la sfida di Renzi “Accelerare sulla raccolta firme”
Quota 500mila firme è ancora lontana “Va raggiunta entro l’11 luglio”
La
segreteria Pd chiede impegno ai gruppi che hanno votato la riforma,
anche i verdiniani. L’attacco di D’Alema: Matteo mi fa la guerra, deve
lasciare il partito
di Goffredo De Marchis
ROMA.L’allarme
di Renzi è scattato ufficialmente nelle ultime ore: mancano migliaia di
firme di sostegno al referendum costituzionale. Quota 500 mila va
raggiunta entro l’11 luglio. Siamo poco sopra la metà. Per questo il
Partito democratico ha chiesto anche agli altri partiti schierati con il
Sì di fare la propria parte. Si è messa in moto, dunque, la macchina
(un’utilitaria, certo) di Denis Verdini. Ala infatti sta distribuendo i
moduli per raccogliere le adesioni dei cittadini. «Siamo indietro e
tocca anche a noi», dice in Transatlantico il deputato verdiniano Luca
D’Alessandro. D’Alessandro sta facendo campagna anche a Montecitorio e
non fra i parlamentari. «Giro per gli uffici e chiedo una firma a
tutti». Renzi non può permettersi di fallire il traguardo. La campagna
di firme referendarie serve infatti a mobilitare l’elettorato, a dare un
significato “popolare” alla consultazione. A prescindere dal fatto che
il quesito sarà comunque votato grazie a ben quattro richieste venute da
almeno un quinto dei parlamentari. «Sono sicuro che l’obiettivo sarà
raggiunto garantisce il segretario regionale del Pd toscano Dario
Parrini -. In questo fine settimana faremo un bilancio. Siamo già sopra
la metà e tanti moduli devono ancora tornare alla base». Per il week end
sono mobilitati sindaci, amministratori e circoli dem, oltre allo
sforzo delle altre forze della maggioranza.
Massimo D’Alema invece
conferma il suo No al referendum. E un ruolo attivo nella campagna
contraria. Attraverso un parallelo storico invita i militanti del Pd a
seguirlo «perchè la disciplina di partito non vale per la Costituzione.
Sulla Carta si può e si deve rispettare la propria coscienza». Come fece
Concetto Marchesi, il deputato del Pci che alla Costituente si espresse
contro l’articolo 7 (rapporti Stato-Chiesa) e «votò contro Togliatti»,
ricorda l’ex premier. «Nessuno osò mettere in discussione questo suo
diritto».
D’Alema si schiera contro Renzi («mi fa la guerra»)
anche per le politiche di governo. «Finora non ha governato bene sulle
scelte fondamentali», dice. E ha gestito ancora peggio il partito.
«Certo che andrebbe distinto il ruolo di segretario e di premier. Renzi
infatti il segretario non lo fa, il partito è abbandonato».