Repubblica 4.6.16
M5S
Obbligo di restare oltre il 20% a Roma trionfo o batosta
di Sebastiano Messina
Fedele
a una scelta che gli ha fruttato - finora solo nei sondaggi - un
consenso popolare crescente dopo la scoppola delle europee 2014, il
movimento di Beppe Grillo ha aperto i suoi comizi con uno slogan
efficace, “O-ne-stà, o-ne-stà”, implicita accusa a tutti gli altri di
essere disonesti (o corrotti, o criminali, o mafiosi). Scelta ardita,
oltre che discutibile, anche perché comporta una inevitabile
conseguenza: poiché solo i pentastellati sono “onesti” - anche quando i
loro sindaci vengono indagati dalla magistratura - non possono allearsi
con nessuno, foss’anche una lista civica di carabinieri in congedo.
Essendo
l’unico partito che corre solo con il suo simbolo, quello di Grillo
sarà anche il solo a dover confrontare il risultato di domani sera con
quello delle ultime elezioni (le europee). Se dunque il Movimento 5
Stelle scendesse in una grande città al di sotto delle percentuali
ottenute due anni fa a Roma (24,9), a Milano (21,1), a Torino (23,8), a
Napoli (26,5) o a Bologna (15,3) la narrazione della “rivoluzione
dell’onestà” si incepperebbe fastidiosamente.
La vera partita
decisiva si gioca a Roma, dove Virginia Raggi è in cima a tutti i
sondaggi, e ormai da un pezzo Grillo accarezza il sogno di ripetere
nella capitale l’impresa che in Spagna è riuscita a Podemos - altro
partito anti-sistema - con l’elezione dell’ex magistrato anti-corruzione
Manuela Carmena a sindaco di Madrid. Sarà inevitabile aspettare i
ballottaggi, che finora hanno sempre favorito il movimento, ma se alla
fine le urne smentissero i pronostici, per i Cinquestelle sarebbe una
batosta assai difficile da mandare giù, anche se molti pensano che il
vero guaio per Grillo non sarebbe perdere il Campidoglio, ma
conquistarlo (ed essere costretto a dimostrare di saper governare).