Repubblica 2.6.16
Le contromosse dei comitati del No “Grande manifestazione a luglio”
In
preparazione anche un cortometraggio che imita quello ideato in Cile
nel 1988 sulla presidenza di Augusto Pinochet. La ricerca di un
“anti-Benigni”
Cento eventi e due grandi manifestazioni nazionali
per contrastare il fronte favorevole. Nei prossimi mesi le iniziative si
moltiplicheranno
di Tommaso Ciriaco
Cento
eventi, uno per ogni angolo d’Italia. Due grandi manifestazioni
nazionali, a Roma e Milano. E un cortometraggio, ispirato al celebre
spot che nel 1988 fece volare la campagna anti Pinochet, per spostare
voti e consensi sul No al referendum costituzionale. Ecco il piano del
comitato guidato da Gustavo Zagrebelsky e Alessandro Pace. Una road map,
studiata nelle ultime ore, che punta a scardinare le certezze renziane
sulla riforma della Costituzione. Una contromossa ancora più necessaria
dopo l’appello firmato dai 250 intellettuali schierati per il Sì.
Non
sono ore facili, nel quartier generale del No. In molti lamentano
l’assenza dal piccolo schermo. Denunciano un’”occupazione” mediatica del
premier. Chiamano in causa l’Agcom. Per reagire, gli avversari del ddl
Boschi puntano adesso a riempire piazze e teatri. Si parte subito,
proprio nella culla del renzismo. «Domenica a Firenze organizzeremo un
evento importante - ricorda Vincenzo Vita, membro del comitato - con
molti giuristi e professori universitari di livello ». Ci sarà anche
Maurizio Landini, considerato un asso da giocare fin da subito per
contrastare il fronte del Sì. Ma non basta. Un minuto dopo il primo
turno delle amministrative, il comitato lancerà banchetti in tutta
Italia per sensibilizzare l’opinione pubblica. L’appuntamento è in cento
piazze, l’11 e 12 giugno, con letture pubbliche della Costituzione e
happening musicali nelle principali città. Una mobilitazione che non
servirà solo a raccogliere firme contro la riforma, ma a far nascere un
movimento d’opinione per il No.
La spinta per il Sì è forte, visto
che il premier punta molto proprio sulla resa dei conti referendaria.
Durante le ultime riunioni del comitato, allora, si è ragionato molto
sulla necessità di smontare le principali parole d’ordine del renzismo,
in particolare quelle che ruotano attorno alla contrapposizione tra il
“vecchio” e il “nuovo”. Ecco quindi la contromossa: un breve film da far
rimbalzare soprattutto in Rete. Il modello, come detto, è la campagna
pubblicitaria “Chile, la alegría ya viene”, che aiutò gli avversari del
regime cileno a sconfiggere la dittatura di Pinochet a fine anni
Ottanta. Reciteranno soprattutto ragazzi semisconosciuti, con un
registro ironico, per spiegare che non è da “parrucconi” votare contro
la riforma. Non basteranno però solo attori improvvisati. Sottotraccia
prosegue un difficile “casting” per individuare un ”anti- Benigni”,
capace di sostenere gli sforzi del comitato. Anche se, a dire il vero, è
soprattutto la carta “culturale” in cima ai pensieri degli avversari
della riforma. «Noi rispettiamo l’appello dei 250 intellettuali del Sì -
giura Antonio Di Pietro, che combatte questa battaglia - ma vogliamo
far valere il peso di chi sta al nostro fianco. Vogliamo organizzare
incontri pubblici tra Zagrebelsky, Pace e i professori favorevoli alla
riforma». Non è ancora certa, intanto, la data delle due manifestazioni
nazionali, a Roma e Milano. La prima dovrebbe tenersi poco dopo i
ballottaggi, comunque entro i primi di luglio. La seconda a ridosso del
voto d’ottobre. «L’unico problema - ci scherza su Vincenzo Vita, membro
del board anti-riforma - è che non abbiamo una lira in cassa..».
C’è
tempo, anche perché gli avversari della riforma che militano nei
partiti finiranno inevitabilmente per fornire supporto logistico e
organizzativo alla battaglia per il No, nonostante la volontà del
comitato sia quella di distinguere nettamente le due campagne. Forza
Italia e Movimento cinque stelle, Lega e Sinistra italiana iniziano a
lanciarsi segnali di fumo, ma ancora non esiste - né probabilmente
esisterà - una cabina di regia politica di questo fronte. Eppure
qualcosa si muove, a partire dalle significative parole pronunciate
alcuni giorni fa dal reggente del grillismo, Luigi Di Maio. «Se Renzi
perde il referendum - ha detto non chiederemo elezioni anticipate ». Una
strategia utile a rassicurare tutti gli avvversari del premier,
allontanando lo spettro di urne immediate. Un invito, rivolto anche alla
minoranza del Pd, ad abbandonare al proprio destino Matteo Renzi.
Mettendo sullo sfondo la possibilità di un nuovo governo.