mercoledì 29 giugno 2016

Repubblica 29.6.16
Lotta alla corruzione, a Roma è facoltativa
di Stefano Cappellini

IMMAGINATE che Antonio Conte convochi con urgenza lo spogliatoio azzurro e faccia un discorso di questo tipo: cari ragazzi, da domani la formazione ruoterà su base volontaria, i titolari potranno fare domanda per essere sostituiti. Quanti sarebbero i calciatori disponibili a farsi da parte? E ora trasferite la scena in Campidoglio e figuratevi i dipendenti del Comune di Roma intenti alla lettura dell’ultima delibera sul piano anti-corruzione, varata il 15 giugno negli ultimi giorni di commissariamento e pubblicata due giorni fa sul sito del Comune. «Si intende proporre per l’anno 2016 — è scritto — una movimentazione generale tramite l’indizione di un Avviso di manifestazione di interesse per il personale volto all’effettuazione della cosiddetta job rotation su base volontaria». Job rotation, quale dizione modernista per un provvedimento che rischia di fotografare una placida immobilità di ruoli e funzioni.
Questa è infatti l’ultima versione di un piano ruminato per mesi, ritirato da Tronca dopo una prima bozza ritenuta inapplicabile, ripresentato in varie versioni tra ricorsi, ripensamenti ed eccezioni, e infine scolpito sul più fragile dei pilastri: la rotazione «su base volontaria in via sperimentale». Che significa esattamente ciò che pare: non saranno criteri stringenti e valutazioni ponderate a stabilire quali dirigenti, funzionari o semplici vigili vadano spostati per evitare incrostazioni, malcostume o peggio, bensì un atto individuale di buona volontà, tutt’al più il desiderio di cambiare una mansione venuta a noia. Altrimenti, non si muove nessuno. Il dirigente si terrà stretta la scrivania, il funzionario il suo dipartimento, il vigile il quartiere del cuore.
Ma non basta. Affinché lo stato di cose esistente non sia turbato occorre non solo che resti al suo posto chi lo desidera, ma anche che possa tornarci chi — in questi mesi turbolenti — ha subito suo malgrado un trasferimento. Per costoro sarà utile sapere che, si legge sempre nel testo, «è disapplicata ogni altra disposizione concernente la misura di prevenzione della rotazione del personale in contrasto con i criteri previsti nel presente Piano». Due righe che potrebbero spalancare felicemente la via del ricorso a quanti abbiano nostalgia degli incarichi perduti nel frattempo: nel corpo di polizia locale — tristemente noto alle cronache per i casi di corruzione e per l’assenteismo di massa del Capodanno 2014 — in parecchi sono pronti a sfruttare la potenziale sanatoria. Poi c’è sempre il Tar, che sulla vicenda e i suoi sviluppi ha già fatto in tempo a pronunciarsi cinque volte, e magari non ha ancora finito di sentenziare.
Dal Comune, dove intanto si è insediata la sindaca Virginia Raggi, si commenta spiegando che tutto il lavoro è stato portato avanti di concerto con l’Anac di Raffaele Cantone e che critiche e obiezioni sono solo una questione di beghe sindacali, dato che il provvedimento finale ha recepito i suggerimenti della Cisl e non quelli della Cgil. Vedremo se l’Anac batterà un colpo, spiegando se ritiene centrati gli obiettivi che, in teoria, si prefiggeva il piano. In attesa, all’Autorità guidata da Cantone non mancano motivi di malcontento. Delle 48 strutture capitoline a cui era stato formalmente chiesto di procedere a verifiche e risposte solo 19 hanno messo nero su bianco di concordare con le metodologie proposte. Due hanno fornito risposte “inadeguate”. Venti non hanno proprio risposto. Avranno avuto altro da fare. Magari erano impegnate a meditare sull’adesione alla rotazione volontaria. E in questo caso non dovranno nemmeno disturbarsi a comunicare la risposta.