Repubblica 27.6.16
Israele e Turchia fanno la pace
L’annuncio
sei anni dopo il sanguinoso assalto alla Freedom Flotilla che portava
aiuti a Gaza Ankara cede: non ottiene la fine del blocco alla Striscia.
Avrà gas per emanciparsi dai russi
Oggi a Roma, dove vedrà Renzi, il premier Netanyahu spiegherà i termini dell’intesa
di Fabio Scuto
GERUSALEMME.
Sei anni dopo aver interrotto le relazioni diplomatiche e congelato i
proficui rapporti economici, Israele e Turchia riallacciano le loro
relazioni. Lo scontro seguito al caso della Mavi Marmara – il traghetto
turco che cercò di forzare il blocco navale di Gaza e venne assaltato
dai commandos israeliani con un tragico bilancio: 9 cittadini turchi
uccisi. L’intesa è data per fatta dalle tv israeliane che hanno
anticipato la notizia ieri sera e l’annuncio ufficiale verrà dato oggi
dallo stesso premier Benjamin Netanyahu a Roma dove è volato per
incontrare il segretario di Stato degli Stati Uniti John Kerry e Matteo
Renzi.
Gli sforzi per riavviare i negoziati con i palestinesi
erano nel menù ieri sera a cena a Villa Taverna con il segretario di
Stato John Kerry - anche lui nella capitale, prima di andare a Bruxelles
e Londra per fare il punto sui rapporti degli Stati Uniti con una
Europa scossa dal referendum sulla Brexit - e lo saranno nell’incontro
di oggi con il premier Matteo Renzi. Ma la tappa romana di Netanyahu
segna soprattutto la normalizzazione dei rapporti con Ankara a sei anni
dalla vicenda Mavi Marmara. L’intesa - che sarà annunciata oggi nella
conferenza stampa di Netanyahu - è stata limata fino all’ultimo ieri
pomeriggio a Roma dal sottosegretario agli Esteri turco Feridun
Sinirliolu, e per Israele dal capo negoziatore Joseph Ciechanover, che
ha seguito la vicenda sin dall’inizio, e dal vice consigliere per la
sicurezza nazionale, Jacob Nagel. Secondo le anticipazioni della stampa
turca e israeliana, l’accordo prevede l’indennizzo da parte di Israele
ai parenti delle nove vittime – un’intesa già raggiunta con le famiglie
quasi due anni fa - e la possibilità che Ankara invii aiuti alla
popolazione della Striscia di Gaza (attraverso il porto israeliano di
Ashdod), materiali per costruire infrastrutture per acqua, elettricità e
ospedali.
Non ha ottenuto nulla di più il presidente turco Recep
Tayyip Erdogan, che invece chiedeva a gran voce la rimozione totale del
blocco israeliano a Gaza e il ricorso alla Corte penale internazionale
contro i militari israeliani protagonisti del blitz in mare aperto.
A
Roma, alla vigilia della visita del segretario generale dell’Onu Ban
Ki-moon in Israele, Netanyahu cercherà di ammorbidire le conclusioni
dell’imminente rapporto del Quartetto sullo stallo dei negoziati,
apparentemente piuttosto duro con Israele. La soluzione internazionale
finora sostenuta - quella dei 2 Stati – non trova più in Israele
sostegno sufficiente per andare avanti. La realtà sul terreno è molto
cambiata in questi ultimi tre anni e Netanyahu guida il governo più a
destra della storia di Israele con la maggioranza dei ministri
nettamente contrari a questa soluzione.
Nel consiglio dei ministri
solo 4 sono favorevoli a questa soluzione negoziale, ben 9 si sono
dichiarati apertamente contrari, gli altri 5 preferiscono un riserbo
(imbarazzato). Con questa maggioranza è impossibile per Netanyahu
impegnarsi in maniera credibile in un negoziato vero.