Repubblica 25.6.16
Il reportage.
Hanno votato in massa
per restare nell’Unione, ma ora si ritrovano tagliati fuori. “Ci
prenderemo la nostra rivincita, terremo un nuovo referendum”
La rabbia degli scozzesi “Chiederemo l’indipendenza”
di Pietro Del Re
EDIMBURGO.
«Siamo stati traditi dagli inglesi che con il Brexit ci trascinano
fuori dall’Europa, ma ci prenderemo la nostra rivincita». La frase di
John Muir, 43 anni e proprietario di un pub sulla Royal Mile, la via
elegante dei quartieri medievali di Edimburgo, riassume il pensiero
della maggioranza degli scozzesi. Muir si sente tradito perché assieme a
due terzi dei suoi concittadini ha inutilmente votato per il Remain.
Quanto alla sua rivincita, dovrebbe consistere in un secondo referendum
per l’indipendenza, dopo quello perso un anno e mezzo fa dallo Scottish
National Party, da tenersi appena possibile. Infatti, come ha dichiarato
ieri la premier scozzese Nicola Sturgeon, «adesso una nuova
consultazione è altamente probabile perché portare la Scozia fuori dalla
Ue contro la volontà degli scozzesi è democraticamente inaccettabile».
Alle parole della primo ministro e leader del partito indipendentista,
ha fatto eco l’hasthtag #indyref2 (referendum per l’indipendenza2),
lanciato su Twitter appena annunciata la vittoria del Brexit e presto
divenuto virale.
La Scozia s’è dunque massicciamente schierata per
rimanere nell’Ue, con una media di 63,4% su tutto il territorio e il
74,4% nella capitale. La mappa dei risultati del voto di due giorni fa è
inequivocabile, perché non una sola macchia blu del Brexit intacca il
giallo del Remain, di cui è uniformemente colorata. Ma sebbene tutte le
32 circoscrizioni abbiano in blocco scelto Bruxelles, la nazione si
ritrova fuori dall’Unione, contro la sua volontà popolare. Quello che
più scotta agli scozzesi è che nel 2014 in molti votarono contro
l’indipendenza da Londra proprio perché la coesione al Regno Unito
garantiva l’appartenenza all’Europa.
Perciò, all’ombra del
castello della ricca Edimburgo, il malcontento si percepisce ovunque. E
la disgregazione dell’Impero britannico potrebbe cominciare proprio da
qui, dalla Scozia strappata all’Europa suo malgrado. «Oggi, se
Westminster vuole evitare di perderci dovrà darci più poteri, e spero
che i nostri governanti sappiano sfruttare a nostro favore la
congiuntura perché uscire dalla Ue significa tagliare i ponti con il
nostro più importante mercato economico, con conseguenze devastanti per
il commercio, gli affari, l’occupazione e quindi i salari», dice con
voce autorevole Michael Nett, avvocato di Edimburgo. «Quando si terrà il
prossimo referendum? Quando gli indipendentisti saranno sicuri di
vincerlo. E non è detto che un nuovo voto sull’autodeterminazione dia
loro la vittoria». Già, perché se una Scozia indipendente dovesse
rientrare a far parte dell’Ue, con un’Inghilterra che ne è fuori, le
frontiere tra le due nazioni creerebbero una quantità di problemi
logistici, a cominciare dalla libera circolazione.
Intanto, però,
la Sturgeon ha chiesto un incontro urgente con il presidente della
Commissione europea, Jean-Claude Juncker. La premier indipendentista ha
anche rassicurato i cittadini europei che risiedono in Scozia: «Siete i
benvenuti e il vostro contributo è apprezzato».
Ironia del
destino, a peggiorare l’umore degli sconfitti sono state le parole
proferite proprio in Scozia, dal suo campo da golf di Turnberry,
dall’aspirante candidato repubblicano alle presidenziali americane,
Donald Trump: «Vedo un reale parallelo fra il voto per Brexit e la mia
campagna negli Stati Uniti». Nel pub di John Muir quando Trump è apparso
in tv, tutti i clienti si sono avvicinati allo schermo. Poi, hanno
tutti assieme cominciato a urlargli insulti di ogni genere, il cui meno
offensivo è stato senz’altro pig, porco.