Repubblica 21.6.16
Paolo Berdini.
“Stop ai palazzinari e su Olimpiadi e stadio è meglio ripensarci”
Il
futuro assessore all’urbanistica “Fallito il rilancio economico basato
sull’immobiliare” “Accorcerò le distanze tra la periferia e il centro”
Sono
convinto che una amministrazione debba delineare il futuro: questa
convinzione nel programma della Raggi c’è la convergenza è nei fatti
di Paolo Boccacci
ROMA.
Sarà proprio lui, Paolo Berdini, il nemico giurato del nuovo piano
regolatore di Roma e della città disegnata dai sindaci Rutelli e
Veltroni, il nuovo assessore all’Urbanistica nella futura giunta di
Virginia Raggi.
Magro, un paio di baffi sottili, classe 1948,
docente, saggista (La città in vendita è un suo saggio uscito per
Donzelli), da sempre un “uomo contro”, ha collaborato con Italo Insolera
all’ultima edizione di un testo storico come Roma Moderna, una bibbia
dell’urbanistica.
Per cominciare, la domanda che si fanno tutti:
ma Berdini, da sempre vicino alla sinistra radicale e fautore di
un’urbanistica altrettanto radicale, che ci fa a braccetto con i 5
Stelle?
«Macché, sono culturalmente una persona moderata. Sono
però convinto, anche grazie all’insegnamento di studiosi come Insolera,
che l’urbanistica sia una materia pubblica. E che quindi
l’amministrazione comunale debba delineare il futuro della città. Questa
convinzione c’è nel programma della Raggi e quindi la convergenza è sui
fatti reali».
Mettiamo subito le mani nel piatto: le Olimpiadi
del 2024. La nuova sindaca ha votato “no” in Consiglio, lei è contro il
Villaggio di Tor Vergata. Il presidente del Coni Malagò è sicuro che un
referendum a pochi mesi dalla decisione sulla candidatura dei Giochi
equivarrebbe al ritiro. Che farete?
«Intanto bisogna capire se
davvero questi Giochi rappresentino un futuro per Roma. La nostra è una
città notoriamente in grave sofferenza economica e sociale. Sembra
dunque giusto che ci sia da parte del nuovo sindaco una riflessione per
comprendere se davvero non ci siano altre priorità».
Altro caso,
lo stadio della Roma. Raggi &Co. hanno votato contro, il dg
della squadra Baldissoni minaccia di chiedere risarcimenti milionari in
caso si torni indietro. Ingoierete il rospo come il sindaco di Parma
Pizzarotti ha fatto con l’inceneritore?
«Se dobbiamo costruire lo
stadio della Roma ho sempre detto che vanno rispettate le leggi dello
Stato, che permettono alle società di calcio, come ha fatto la Juventus a
Torino, di avere stadi di proprietà. Il problema di Tor di Valle è
molto differente, perché lì per tenere in equilibrio la bilancia
economica sono stati concessi un milione di metri cubi di uffici. Mi
chiedo se questa non sia un’alterazione del mercato immobiliare in una
città che vive un grave malessere dell’edilizia».
Che cosa non va nel nuovo piano regolatore?
«Ha
visto la luce nel 2008, l’anno della più grave crisi economica e
finanziaria che sta vivendo l’Occidente. Prima di quella data era
sembrato che con il comparto immobiliare si potesse rimettere in moto
tutta l’economia di una città. Gli esempi straordinari che esistono in
Europa ci hanno dimostrato che le città che hanno saputo guardare a
un’articolazione dei segmenti produttivi, privilegiando la qualità alla
quantità, hanno superato la crisi in modo molto più veloce che Roma. Il
vulnus sta qui».
Come lo cambierà?
«Lo farò con il consenso
di tutti i protagonisti della scena urbana. Un elemento aiuta a pensare a
una città differente: i valori immobiliari delle periferie sono in
picchiata da anni. Dunque costruendo si abbasserebbero maggiormente
quelli delle case di tante famiglie romane. Non c’è più bisogno di
costruire».
Uno dei problemi principali di Roma è la mancanza di
trasporto su ferro. Che fine dovrà fare la Metro C? Si dovrà fermare a
piazza Venezia o proseguire verso piazzale Clodio?
«Intanto credo
che sia inaccettabile pensare di spendere denaro pubblico per una
metropolitana che non avrebbe stazioni da piazza Venezia a oltretevere. È
evidente che bisognerà studiare in accordo con gli operatori privati un
differente percorso».
Ancora metropolitane. C’è un project
financing di Caltagirone e soci già approvato per la costruzione del
prolungamento della linea B da Rebibbia a Casal Monastero e i nuovi
insediamenti oltre il Gra, in cambio di nuove cubature per i re del
mattone. Anche qui c’è odore di carte bollate.
«Non conosco nel
merito l’accordo. Se è formalizzato in modo impeccabile, la continuità
amministrativa è stata un faro della mia vita. Certo, siamo di fronte ad
un modello insostenibile, perché se per costruire qualsiasi
infrastruttura dobbiamo pagarla con milioni di metri cubi, la città che
fine farebbe?».
Tra i grandi progetti bisognerà dare una risposta
definitiva per il nuovo quartiere della Città della Scienza al posto
delle caserme di via Reni davanti al Maxxi di Zaha Hadid.
«A quale
futuro pensiamo se vogliamo costruire una Città della Scienza su
un’area di un ettaro che non è nulla rispetto alla Villette di Parigi?
Dobbiamo ragionare sul modello previsto».
Quale sarà la sua parola d’ordine per l’urbanistica romana?
«Accorciare
le distanze tra periferia e centro. Il segnale elettorale è questo. Le
periferie hanno voluto un cambiamento perché sono state abbandonate».
Che farà nei primi cento giorni?
«Un piano per il rilancio della rete su ferro, tranviaria e metropolitana ».