Repubblica 21.6.16
Torino
“Profumo si dimetta” E Appendino attacca subito la cassaforte cittadina
Nel mirino la Compagnia di San Paolo e l’ex ministro nominato a maggio da Fassino. La replica: aggredita la nostra autonomia
di Stefano Parola
TORINO.
Neanche il tempo di sedersi sulla poltrona di sindaca che Chiara
Appendino vuole già fare a pezzi quello che i 5 Stelle chiamano il
“Sistema Torino”: «Chi ha fatto certe scelte, che io ho contrastato,
come aumentarsi lo stipendio, dovrebbe trarne le conseguenze e fare un
passo indietro», tuona la nuova prima cittadina durante il suo discorso
d’esordio, riferendosi al presidente della Compagnia di San Paolo, l’ex
ministro Francesco Profumo, considerato un fedelissimo del suo
predecessore Piero Fassino. Non solo, la sindaca mette in dubbio pure
l’opportunità che a presiedere Iren, la multiutility che Torino
condivide con Genova, Parma e Reggio Emilia, sia un altro fassiniano
come Paolo Peveraro, ex assessore Pd sia in Comune che in Regione.
È
una bordata all’establishment cittadino, un colpo inferto a quel gruppo
ristretto che secondo il M5S si spartisce il potere e le poltrone sotto
la Mole e che il centrosinistra considera invece il suo punto di forza,
la dimostrazione di una città che sa fare squadra e che proprio per
questo motivo in questi anni ha guadagnato appeal internazionale
nonostante la pesante recessione.
L’attacco di Appendino si
riferisce alla mossa che Fassino ha fatto nelle ultime settimane di
mandato. Il Comune era chiamato a indicare due persone per il consiglio
generale della Compagnia di San Paolo, la prima fondazione bancaria
italiana. Due nomine molto importanti, perché di norma è proprio il
sindaco di Torino a fare da regista per individuare il presidente
dell’ente. In ballo c’era dunque il controllo sulla “cassaforte” della
città, un ente vitale nella lotta alla povertà e nel sostenere la
cultura e la ricerca. Fassino scelse di giocarsi la carta Profumo, che a
inizio maggio diventò presidente, e al tempo stesso fece in modo che al
vertice di Iren andasse Peveraro.
Appendino e il candidato della
sinistra Giorgio Airaudo accusarono il sindaco di non essere nel pieno
dei suoi poteri e di prendere una decisione che avrebbe poi influenzato
il suo successore. Ma la querelle rimase ai margini della campagna
elettorale. Così come passò piuttosto inosservata la notizia che tra i
primi atti della gestione Profumo c’era un aumento di 400mila euro delle
spese per i vertici, con il presidente che si affrettò a precisare a
Repubblica che non aveva mai pensato di alzarsi lo stipendio ma che quei
soldi servivano invece a retribuire alcuni esperti per la stesura del
piano strategico.
Ora Chiara Appendino è passata all’attacco: «Non
ho condiviso l’assetto delle nomine fatte nelle ultime settimane di
mandato dal mio predecessore. Per questo nel regolamento della Città
introdurremo il semestre bianco, in base al quale negli ultimi sei mesi
del suo governo il sindaco non potrà fare nomine». La Compagnia di San
Paolo ha reagito diffondendo una nota con alcune precisazioni. «Solo
quattro dei 17 componenti del Consiglio generale vengono indicati da
istituzioni politiche elettive », sostiene la fondazione. Che poi spiega
che sì, è vero che per tradizione è il Comune di Torino a indicare il
presidente ma «senza alcun riferimento allo Statuto », che anzi prevede
che la competenza spetti «esclusivamente » al Consiglio generale, tant’è
che l’ultimo numero uno, Luca Remmert, era espressione della Camera di
commercio.
Il contrattacco della Compagnia arriva subito dopo:
«Ridurre il processo di nomina dei verti- ci a una mera questione di
indicazioni politiche e di applicazione dello spoil system rappresenta
un punto di vista non rispondente alla realtà delle regole e dei
comportamenti: la Compagnia ha potuto essere partner leale e affidabile
di tutte le istituzioni, di volta in volta governate da diversi colori
politici, proprio perché è un ente autonomo».
Poi l’ente ribadisce
che quei 400mila euro in più serviranno per attivare nuovi organi
tecnici e che dunque «è falso affermare che tale importo sia destinato
ad aumentare gli emolumenti del presidente e dei consiglieri, peraltro
caratterizzati da un livello estremamente contenuto rispetto alle altre
fondazioni».
Insomma, le possibilità che Profumo accetti il
consiglio di Appendino e si dimetta sono prossime allo zero. La nuova
sindaca, però, potrà comunque piazzare una persona di fiducia nella
fondazione bancaria. Siccome l’ex ministro ha lasciato il posto da
consigliere per diventare presidente, entro inizio luglio la prima
cittadina sceglierà un nuovo membro della Compagnia di San Paolo e in
questo modo il 5 Stelle metteranno un primo piede nel “Sistema Torino”.
Più
complicata invece la questione Iren, perché tecnicamente la nuova
sindaca potrebbe mettersi d’accordo con i colleghi di Genova e di Parma
(guidata dal 5 Stelle “eretico” Pizzarotti) e chiedere una nuova
assemblea. Difficile che accada, ma a Reggio Emilia i consiglieri
comunali grillini scalpitano: «Deve iniziare un nuovo corso che dal
Piemonte riguardi tutti i territori interessati da Iren».