martedì 21 giugno 2016

Repubblica 21.6.16
Nei borghi operai dell’ex Pci “Qui ci impegniamo le fedi ma la sinistra non l’ha capito”
Da piazza della Falchera a Borgo Vittoria le voci di chi ha voltato le spalle al Pd per “la ragazza che è venuta al mercato e nelle case che i vigili ci vogliono togliere”
di Paolo Griseri

TORINO. Al bar Quadrifoglio, nella piazza della Falchera, Jessica e Donatella festeggiano: «Adesso che abbiamo votato la grillina, speriamo che cambi e ci diano l’alloggio». Lunedì pomeriggio, la città discute dell’esito del ballottaggio. Ma a Jessica e a Fabio il risultato del voto interessa poco: «Noi non facciamo politica. Quelle sono cose che piacciono a voi giornalisti che scrivete per i ricchi. A noi interessa avere una casa. La scorsa settimana Fassino ha mandato i vigili a sgomberarci e noi abbiamo votato per Appendino». Un semplice rapporto di causa-effetto. Nelle case popolari occupate la rabbia monta: «Vede quell’alloggio con le serrande abbassate al terzo piano sopra la tenda blu? L’avevamo occupato. Ci hanno cacciati con la forza. Hanno messo i vigili a dormire dentro per 3 giorni. Li pagavano 72 euro a notte. Adesso sono andati via e l’alloggio è vuoto. Perché non darcelo?».
Difficile sovrapporre a tutto questo la vecchia mappa sociale di Torino. Quando la piramide dei quartieri, dal centro alla periferia, riproduceva oltre i cancelli le stesse gerarchie della grande fabbrica fordista, con i capi in mezzo e gli operai nei capannoni più lontani. Che cosa resta dei borghi operai, quelli che un tempo votavano Pci e oggi hanno voltato le spalle a Piero Fassino? Nella giornata di domenica, nelle due circoscrizioni che comprendono le zone di Borgo Vittoria, Vallette, Barriera di Milano, Chiara Appendino, la brava ragazza bocconiana, ha preso 56.536 voti. Piero Fassino, che per anni ha guidato da questo quartiere la federazione del Pci di via Chiesa della Salute, ha racimolato 31.914 voti, 24mila in meno della sua avversaria. Un mare. Per la sinistra torinese l’antico Borgo Vittoria, chiamato così per celebrare la vittoria sui francesi nel 1706, è diventato improvvisamente Borgo Sconfitta. Per quale motivo? Perché Fassino è stato punito? «Nessuno lo ha punito, è solo che la gente ha deciso di cambiare », sostiene Gino Possetti, 77 anni, anziano militante del Pci, 26 anni trascorsi dietro il bancone della torrefazione «Chicco d’oro», cuore del quartiere. Possetti ha ereditato una lunga militanza di famiglia: «Mio zio — ricorda con orgoglio — aveva ospitato in casa il braccio destro di Giovanni Pesce, comandante partigiano. Io ero piccolo. Il partigiano girava per casa e mi diceva in dialetto indicando la mitraglietta: ‘Cit tucla nen’, bambino non toccarla che spara. Ecco io sono cresciuto così». E che cosa ha votato alle elezioni per il sindaco? «Al primo turno ho votato per Fassino. Non che lo conosca benissmo. L’ho incontrato qui una volta sola. Ma mi sembrava che avesse governato bene». E al secondo turno? «Lì ho cambiato, ho votato per la ragazza». Perché cambiare in corsa? «Mah non so. Questi dei 5 Stelle venivano sempre al mercato, parlavano con la gente. Mi sono detto: perché non dare una possibilità a questa ragazza? È giovane, è vivace, sembra che abbia voglia di fare».
I dati dicono che le due circoscrizioni della batosta del centrosinistra sono le uniche dove gli accessi ai servizi sociali sono più di 2.000 all’anno. Gli sfratti esecutivi nel 2011 erano stati 3.473 in tutta al città e di questi più del 90 per cento è stato per morosità. Quando Piero Fassino include «gli effetti della crisi» tra le cause della sconfitta fa riferimento a una situazione sociale che si è sfarinata progressivamente, divaricando le condizioni di vita tra centro e periferia. I dati dei servizi sociali torinesi dicono che la forbice si è allargata molto negli ultimi cinque anni. Quando Chiara Appendino fa riferimento alle «due città da ricucire », si riferisce, in fondo, alla stessa situazione. La Falchera non è il bronx ma è un posto dove Antonella ha scelto di impegnare la fede al monte di pietà: «L’ho sostituita con una finta, comperata a un euro su un sito internet». Dove Donatella e i suoi amici del bar Quadrifoglio montano le penne in casa: «Arriva un signore, il mediatore. Ci porta gli scatoloni con le parti delle biro. Se ne monti 10mila ti dà quaranta euro. 8 lire l’una, conta ancora in lire. Io e i miei ci roviniamo le mani e lavoriamo tutta la notte ».
Che cosa è rimasto delle barriere torinesi? Marco Novello si considera un miracolato: «La sera dello spoglio per le comunali sono andato a dormire con la certezza di aver perso. Nella nostra circoscrizione aveva vinto l’Appendino. La mattina dopo, quando è stato scrutinato il voto per il quartiere, sono diventato presidente di circoscrizione. Ho preso 3.000 voti in più della coalizione di Fassino. La gente vota chi considera più vicino ». Anche gli operai? «Gli operai? Gli operai sono pochissimi. I vecchi borghi sono popolati da pensionati, giovani precari e disoccupati. Tutta gente che è unita dalla rabbia. Se la prende con la sinistra perché ci identifica con il potere. In certi seggi delle Vallette Appendino ha superato il 70 per cento. L’hanno votata tutti, giovani e vecchi». Perché qui il Pd e Sel non sfondano più? «Perché abbiamo posizioni nobili e impopolari. Difendiamo gli immigrati, l’integrazione. Chi non ha lavoro o ha la pensione bassa vede gli immigrati come concorrenti ». Così la sinistra ha perso nell’ultima roccaforte del Novecento. Ogni gruppo sociale ha smesso da tempo di essere classe generale per diventare fortino che si difende disperatamente: «La sconfitta di Fassino — dice lo storico Giuseppe Berta — segnala che lo schema non funziona più nemmeno a Torino. E nasce dal ritardo con cui la sinistra ha deciso di abbandonare quello schema. Perché anche nella società torinese il fordismo è morto da decenni. Ora tutti, ma proprio tutti, sono costretti a prenderne atto ».