venerdì 17 giugno 2016

Repubblica 17.6.16
Stefano Esposito, senatore ed ex assessore a Roma: ecco perchè D’Alema snobba Giachetti“
Lui considera Renzi il male assoluto”
intervista di Monica Rubino

ROMA. «Il grande limite di D’Alema è la sua super intelligenza: chi non è al suo livello è stupido, compreso Roberto Giachetti. Purtroppo gli manca l’umiltà di sapersi confrontare con le persone che ritiene inferiori, cioè quasi tutti dal suo punto di vista». Il senatore pd Stefano Esposito, renziano non della prima ora, già assessore ai Trasporti nel terzo rimpasto della giunta Marino dopo lo scandalo Mafia Capitale, è convinto che l’ex premier non tradirà il partito.
Esposito, per chi voterà D’Alema?
«Non ho alcuna ragione particolare per difenderlo, ma dichiarare di votare Virginia Raggi per colpire Matteo Renzi mi sembra sinceramente troppo per una mente fine come quella di D’Alema. Ci sta che si faccia qualche battuta, ma da qui a ipotizzare un complotto contro il presidente del Consiglio, ce ne corre ».
E se fosse un messaggio indiretto al segretario del Pd?
«Sul piano politico D’Alema non ha mai nascosto che per lui Renzi rappresenta il male assoluto. Ma non penso che abbia operato sotto traccia per favorire la candidata grillina. Trovo intollerabili le teorie complottiste in stile cinquestelle. Certo, se fossero vere le presunte telefonate allo storico dell’arte Tomaso Montanari per chiedergli di accettare l’incarico nella giunta Raggi, ne rimarrei basito».
D’Alema, però, non ha mai dichiarato apertamente di voler votare per Giachetti.
«Non ha mai tollerato la sua candidatura, perché non lo reputa adeguato a un compito così difficile come guidare la Capitale. Ma raggiungere il livello di adeguatezza preteso da D’Alema è un privilegio riservato a pochi eletti, ai super intelligenti come lui per l’appunto ».
E che cosa pensa lei dell’ex premier schierato per il No al referendum costituzionale?
«Da libero cittadino può scegliere come meglio crede. Solo se fosse stato parlamentare e avesse approvato la riforma e ora votasse No al referendum, sarebbe un fatto strano, fuori dalle regole di partito. Non capisco, in ogni caso, perché insiste sulla modifica dell’Italicum come condizione per cambiare posizione sulla riforma costituzionale. Ora abbiamo una legge elettorale che mette la parola fine a decenni di coalizioni. Vogliamo tornare alla gloriosa macchina dell’Ulivo, che è rimasta nei nostri cuori ma non ha funzionato quando c’è stata la necessità di governare? Se D’Alema riesce a convincermi che all’orizzonte c’è una coalizione possibile, sono pronto a riflettere».