Repubblica 16.6.16
Nell’ultimo duello per Roma l’Imu alla Chiesa unisce i rivali
Raggi-Giachetti,
intesa sulle tasse agli immobili del clero. La grillina pensa all’ex
ministro Visco per la giunta. Il dem: “Con la rabbia non si va lontano”.
Claque in Campidoglio
di Mauro Favale
ROMA.
Da
una parte un referendum sulle Olimpiadi e uno per sapere a chi
intitolare una strada, consultazione tra i cittadini in caso di avviso
di garanzia e poi riserbo massimo sulla sua giunta che, forse, annuncerà
domani. Dall’altra, squadra già pronta (6 uomini e 3 donne), delega ai
lavori pubblici al magistrato Alfonso Sabella, mille telecamere per la
sicurezza e un’ammissione: «Ho votato la legge Fornero perché eravamo
sull’orlo del default. Se faccio parte di una maggioranza non tolgo la
faccia».
Virginia Raggi contro Roberto Giachetti, l’avvocata dei 5
Stelle contro il deputato del Pd. Sotto la statua del Marc’Aurelio, in
diretta su
SkyTg24,
i due sfidanti si scontrano per l’ultima
volta prima del voto di domenica. Divisi su (quasi) tutto, anche nello
stile: più rilassato Giachetti, camicia bianca senza cravatta e giacca
blu. Più severa la Raggi, anche lei in giacca scura, penna in mano a
puntualizzare i passaggi in cui accusa l’avversario: «Avete avuto 20
anni per realizzare ciò che adesso promettete». Si parla di tutto, dai
rifiuti all’Irpef, dai Giochi 2024 alle ciclabili, dalla sicurezza alle
scuole, fino alle multe per il decoro e a chi parcheggia davanti ai
cassonetti. In piazza del Campidoglio, ad ascoltarli, una platea divisa a
metà che applaude e fischia. Un ring, sul quale i due si lanciano
stoccate, soprattutto verso la fine, quando si parla di trasporti, nota
dolente per Roma e i romani: Giachetti annuncia di voler mettere in
strada 150 autobus nuovi. Raggi lo rintuzza: «Questi bus sono stati
acquistati con un leasing, ci vendiamo un risultato non nostro. Questa
gara l’ha fatta Tronca, non il Pd».
Lui l’attacca sui suoi “no”:
«Quando era in Consiglio ha votato contro le Olimpiadi e contro il piano
di accorpamento delle partecipate ». Il conduttore Gianluca Semprini li
sollecita: «Se aveste di fronte Massimo Carminati, cosa gli direste?».
Parte Giachetti: «Non ho nulla da dirgli: se divento sindaco sarò vigile
e attento perché non vi siano più infiltrazioni come quelle che abbiamo
visto ». Poi tocca a Raggi: «Saremo incorruttibili, con noi i giochi
saranno finiti». Sul debito di 13 miliardi che grava sul Campidoglio,
ognuno ha la sua ricetta, tra rinegoziazione dei mutui con Cassa
Depositi e prestiti (Raggi) e prestito dal Tesoro (Giachetti). I due
sono d’accordo sul pagamento delle tasse per gli immobili della Chiesa
che non svolgono attività di culto. Poi si parla di giunte, con la Raggi
che continua a non svelare le sue carte. Potrebbe farlo domani,
all’ultimo momento. Il punto interrogativo più grande è proprio la
delega al Bilancio, dove si sonda Marcello Minenna, ex Consob. Ma sul
tavolo dell’M5S c’è anche il nome dell’ex ministro del governo Prodi
Vincenzo Visco. Per ora solo una suggestione. In giornata la Raggi aveva
invece ricordato: «Abbiamo il limite dei due mandati. Il primo lo ho
già fatto da consigliera: il prossimo sarà quindi l’ultimo».
Quando
arriva il momento degli appelli finali, Raggi rivendica i cavalli di
battaglia dei 5 Stelle, rinuncia ai rimborsi elettorali e fondo per le
imprese: «Siamo gli unici con le mani libere per aggredire sprechi e
privilegi».
Giachetti, invece, parla della sua campagna: «Ho
incontrato tanta rabbia, anche per responsabilità della nostra parte
politica. Ma con la rabbia non si va da nessuna parte. Se mi darete la
possibilità di occuparmi di Roma sarà la realizzazione del più grande
sogno della mia vita».