Repubblica 15.6.16
L’Islam contro l’omosessualità un reato dall’Iran alla Nigeria
Nessuna
delle tre religioni monoteiste accetta l’unione tra due persone dello
stesso sesso ma per i fedeli musulmani è una ribellione contro Dio
di Tahar Ben Jelloun
NESSUNA
delle tre religioni monoteiste accetta la pratica dell’omosessualità.
Per quanto riguarda l’islam, questa è condannata da quattro versetti in
tre Sure che la qualificano come un’aberrazione, un crimine, una
turpitudine punita molto severamente. Alla giustizia esercitata dagli
uomini verso gli omosessuali si aggiunge quella di Dio: l’omosessuale è
maledetto, reietto, Dio non poserà gli occhi su «quel peccatore e quel
criminale » e nessuna misericordia sarà accordata a chi va contro la
legge di Dio.
L’Islam considera l’omosessualità un crimine ben più
grave dell’adulterio e dei rapporti prematrimoniali. Peggio di ogni
altra cosa, unire due uomini è considerato una rivolta contro Dio, una
disobbedienza intollerabile. Questo “crimine” è punito con la
lapidazione, o con altre declinazioni della pena capitale, perché
introduce nella città delle pratiche che mettono in discussione non
tanto la natura quanto l’ordine stabilito da Dio. Questa “decadenza” dei
costumi è considerata una forma di smarrimento.
La città di
Sodoma era famosa per ospitare degli omosessuali. Ecco che cosa ne dice
il Corano: «Lot disse al suo popolo: Vorreste commettere un’infamità che
mai nessuna creatura ha mai commesso? Vi accostate con desiderio agli
uomini piuttosto che alle donne. Sì, siete un popolo di trasgressori»
(Sura VII, versetto 81). Il versetto successivo è ancora più chiaro: «E
in tutta risposta il suo popolo disse: “Cacciateli dalla vostra città!
Sono persone che vogliono esser pure!”». Questo concetto di purezza è
essenziale nell’Islam e regola lo svolgimento della preghiera, del
digiuno di Ramadan e del pellegrinaggio alla Mecca. La purezza o
purificazione è alla base di ogni pratica della fede musulmana. È per
questo che le piccole abluzioni sono obbligatorie prima della preghiera e
le grandi (lavare tutto il corpo) dopo l’atto sessuale. Ebbene,
l’omosessuale è colui che, anche se si lava, resta internamente impuro.
Non può essere un musulmano perché la sua sporcizia principale deriva
dalla ribellione contro Dio. Nella Sura XXVIII la parola del Corano
ritorna su questo argomento: «Scacciate dalla vostra città la famiglia
di Lot! È gente che pretende di essere pura».
Il codice civile di
alcuni paesi musulmani parla di “pratica contro natura” punita con la
prigione. In certi casi si arriva alla pena capitale. In Iran, gli
omosessuali sono puniti con la flagellazione e, se perseverano, alla
terza recidiva sono condannati a morte. In Nigeria per gli omosessuali è
prevista la pena di morte. Il Corano non parla di natura ma di
ribellione contro la volontà divina, un po’ come per chi attenta alla
propria vita: il suicidio è condannato perché è percepito come una sfida
all’ordine divino.
Il Corano parla soprattutto di omosessualità
maschile. L’omosessualità femminile è citata, ma senza essere criticata
così severamente. Nel suo Dictionnaire du Coran, Mohammad Ali
Amir-Moezzi ci informa che «la punizione delle donne colpevoli di
tribadismo (sihâq) è a discrezione delle autorità ». Lo stesso vale per
quanto riguarda l’amore per gli efebi (amrad) e per i travestiti, perché
sono effemminati (mukanath): in questi casi l’amore è adorazione e non
accoppiamento.
Nelle Mille e una notte, la famosa raccolta di
novelle di autori anonimi di diversa provenienza, ci sono riferimenti a
tutte le forme di sessualità, ma è una raccolta di racconti di fantasia
da cui non si pretende che rispecchino la realtà. Molto probabilmente è
proprio per le pagine torride in cui sono rappresentate varie
perversioni sessuali che nel mondo arabo e musulmano quel libro è stato
spesso messo al bando.
( traduzione di Elda Volterrani)