martedì 14 giugno 2016

Repubblica 14.6.16
“A Ostia non c’è mafia” ribaltata la sentenza e i boss applaudono
Roma, pene ridotte e assoluzioni ai Fasciani e ai Triassi È polemica. Esposito (Pd): giustizia schizofrenica
di Federica Angeli

ROMA. Le famiglie criminali di Ostia, Fasciani e Trassi, non sono mafia. A stabilirlo è la sentenza d’Appello arrivata alle 13.30 di ieri in un’aula Occorsio del Tribunale di Roma strapiena. Che ha rimesso in libertà tutti, tranne don Carmine che non sarà però più al 41bis. Accolto dall’applauso dei 18 imputati e dei loro familiari, il verdetto ha completamente ribaltato quello del primo grado. Ma la Procura, ha già fatto sapere, farà ricorso in Cassazione, che proprio lo scorso giovedì aveva invece riconosciuto per 4 prestanome dei Fasciani, l’aggravante del metodo mafioso. Le richieste a oltre 200 anni di carcere proposte dal procuratore generale Amato ieri si sono ridotte a 56 anni, in totale, per tutti. Esclusi i fratelli Vito e Vincenzo Triassi, assolti con formula piena. Si tratta dunque di un’associazione a delinquere finalizzata alle estorsioni e all’usura quella che in questi anni ha regnato sul litorale romano. Ed è per questo che le pene inflitte col primo verdetto dal giudice Rossana Ianniello, la stessa che presiede il maxiprocesso Mafia Capitale, sono attenuate. Per alcuni sono state addirittura annullate con un’assoluzione, con un bilancio di 10 condanne, su 18 richieste. Finisce così il primo dibattimento per 416 bis istruito a Roma dai tempi della Banda della Magliana.
Ieri dopo tre ore di riunione in camera di consiglio la Corte d’Appello ha dunque sentenziato per un 416 semplice. La pena più alta è toccata a Carmine Fasciani che ha avuto 10 anni a fronte dei 28 del primo grado. «Abbiamo trovato un meraviglioso collegio di magistrati — ha dichiarato l’avvocato storico di don Carmine, Mario Gilardi — che hanno saputo leggere e interpretare le carte e soprattutto hanno constatato che l’impianto accusatorio del 416bis era semplicemente il parto malato di un tipo di accusa delirante». Soddisfatto anche il penalista Sciullo: «Abbiamo smontato la credibilità del pentito Cassia che aveva un ruolo importante nella contestazione mafiosa ». Cassia sarà ascoltato proprio oggi come teste nel maxiprocesso Mafia Capitale. Ecco quindi le altre condanne: 6 anni e 6 mesi per la moglie di Carmine, Silvia Bartoli, 5 anni e 4 mesi anziché 25 e 10 mesi per la primogenita Sabrina e per la sorella Azzurra 4 anni e 10 mesi a fronte degli 11 anni. Condanne, per loro e gli altri, fuori dal carcere.
Indignazione per la sentenza dalla politica. «Giustizia schizofrenica — dice il senatore dem e commissario del Pd di Ostia Stefano Esposito — allora perché il municipio è stato sciolto per mafia?». Il Verde Bonelli invece chiama in causa il ministro Orlando: «le cose sono due: o la mafia non esiste a Roma o la ha assunto una conformazione che rende necessario rivedere il codice penale ».