lunedì 13 giugno 2016

Repubblica 13.6.16
L’orrore che cambia la corsa elettorale
di Alexander Stille

LA STRAGE in un locale gay di Orlando — circa 50 morti, la mattanza più grave d’America — cambierà il dibattito negli Usa sul terrorismo, le armi, l’Islam e naturalmente le elezioni presidenziali di novembre: soprattutto se verrà confermato il sospetto che l’assassino, Omar Mateen, un giovane musulmano americano, abbia agito per ragioni religiose e politiche o fosse addirittura parte di una rete di jihadisti. L’Is, del resto, ha rivendicato la strage. Il presidente Obama ha parlato di atto di «terrore e odio», rilanciando la sua battaglia contro le armi facili.
Il padre di Mateen, Mir Seddique, intervistato dalla rete televisiva Nbc, ha sostenuto che «ciò che è avvenuto non ha niente a che fare con la religione», spiegando che forse la strage è legata a un «incidente», l’ira che il figlio provò quando vide due uomini baciarsi a Miami, un paio di mesi fa. L’anatema nei confronti dell’omosessualità, secondo tradizione islamica, e il fatto che sia ancora criminalizzata in molti paesi musulmani accenderà di nuovo il dibattito attorno la compatibilità dell’Islam e la democrazia. La famiglia di Mateen viene dall’Afghanistan, dove l’omosessualità è proibita e qualche volta punita con la morte. Mentre il padre Mir è sospettato di legami con i talebani.
Certo, vari gruppi islamici americani hanno condannato l’attacco, insistendo che è profondamente contrario ai loro principi religiosi-etici. Ma siamo in piena campagna elettorale. E mentre Hillary Clinton ha insistito con l’impegno a «tenere le armi lontano dalle mani di terroristi e altri violenti criminali», perché «non c’è posto per le armi da guerra sulle nostre strade», Donald Trump ha suggerito un blocco totale dell’immigrazione musulmana nel paese: «Ho avuto ragione, serve il pugno di ferro». E questa strage gli rinforzerà la mano.
Gli attacchi terroristici, di solito, hanno avuto l’effetto di spostare l’opinione a destra, almeno nel breve termine. Questo riaccenderà anche il dibattito sull’accesso facile alle armi, un tema che Hillary Clinton ha sottolineato spesso nella sua campagna elettorale. L’assassino, Mateen, aveva almeno due armi con sé durante l’attacco, compreso un fucile d’assalto. La Florida è uno dei tanti stati dove chiunque può comprare un’arma senza licenza e senza registrazione, quasi come si compra un litro di latte.
Nel 2015 ci sono state 373 stragi negli Usa, per un totale di 475 morti e 1,870 feriti, secondo Mass Shooting Tracker, che definisce strage un episodio in cui almeno quattro persone vengono colpite. Quasi 13mila persone sono morte uccise dalle armi di fuoco negli Usa nel 2015, un vero bilancio da guerra, soprattutto se si considera che nel Regno Unito i morti ammazzati per arma di fuoco non superano i 50 l’anno. In Italia il numero era 202 nel 2011, ultimo anno disponibile per le statistiche. Quindi, tenendo conto della popolazione degli Usa, il tasso di mortalità è 12 volte più grande qui rispetto all’Italia — e più di 50 più grande del Regno Unito. Non solo. Mentre dopo ogni strage ci si aspetterebbe un nuovo impulso verso il controllo delle armi, ciò non accade. Spesso c’è anzi un’impennata di vendite, malgrado gli studi rivelino che la presenza delle armi abbia l’effetto di triplicare la probabilità delle cause di morte violenta.
La difficoltà dopo l’11 settembre di infiltrare gli Usa per realizzare attacchi su grande scala ha fatto poi sì che negli ultimi anni la strategia preferita sia stata quella dei “lupi solitari,” cioè individui (cittadini americani) che compiono delle stragi con armi d’assalto comprate legalmente. Una triste verità sia che si parli di jihadisti che dei militanti dell’estrema destra: pensiamo agli attentati contro i medici che praticano l’aborto o alla strage di Charleston, dove un giovane razzista ha sparato e ucciso nove persone dentro una chiesa frequentata da afro-americani.
Un altro dato significativo. Prima dell’attacco di Orlando, il bilancio tra terroristi islamici e terroristi della destra americana era quasi pari: dal 2002 al 2016 i morti causati da estremisti islamici sono stati 45, quelli causati dagli estremisti di destra 48.
Eppure sembra che solo gli attacchi jihadisti incidano davvero nel dibattito politico. La persona sola e armata «è il nuovo volto del terrore», ha detto Marco Rubio, senatore repubblicano della Florida ed ex-candidato per la presidenza. «La guerra contro il terrore si è evoluta in qualcosa che non abbiamo dovuto affrontare in passato: individui che compiono attacchi come questi, con grandi numeri, in luoghi inaspettati».
Dopo una settimana dominata dai commenti considerati razzisti di Donald Trump, l’attacco di Orlando cambia, improvvisamente, tutto il dibattito sulla corsa alla Casa Bianca.