Repubblica 12.6.16
«Odio il supereroe»
E comunque mi state tutti antipatici
di Vittorio Zucconi
LO
CONFESSO: odio il supereroe. E lo odio anche se politicamente corretto,
se nero, donna, musulmano o gay. Certamente ho un fatto personale con
Superman, che noi ragazzi italiani chiamavamo Nembo Kid, forse per
becera invidia di giornalista, da quando “coprivo” la Stazione Centrale
di Milano per conto di un quotidiano della sera. Lui, kryptoniano
piovuto dal cielo nell’Indiana, poteva trasformarsi in superuomo e
mandare i servizi volando, senza quel maledetto gettone del telefono. Se
io, piovuto a Milano dalla terra della Bassa emiliana, avessi provato a
spogliarmi in una cabina del telefono, prima sarei stato arrestato
dalla Polfer per atti osceni e poi licenziato. Non mi pare neppure
giusto che con tutte le porcherie tossiche ingerite, respirate, bevute,
assorbite in decenni di vita nelle città più inquinate del mondo, da
Tokyo a Mosca, da Milano al Kuwait, io oggi mi ritrovi semplicemente
pieno di acciacchi e ancora incapace di arrampicarmi sulle vetrate come
Spiderman. Essendo poi timido e imbranato con le donne fin da piccolo,
il pensiero di trovarmi a cena con Superwoman distrugge quel poco che
rimane della mia vanità maschile.
Tolleravo l’ormai dimenticato
Mandrake, l’illusionista politicamente scorrettissimo accompagnato dal
nerboruto servo africano Lothar, perché almeno riconoscevo in lui la
realtà della politica e della vita, dove generazioni di incantatori di
serpenti e ipnotizzatori di polli si susseguono, facendoci credere di
essere il nuovo che avanza. E uno che si avventura nella giungla in
smoking, cilindro e foulard rosso, anziché in calzamaglie attillate con
ridicole S stampate sul petto , o leggings da ballerino del Bolshoi, per
combattere i malfattori senza mai sporcarsi, merita il rispetto di noi
mortali con la cravatta macchiata dal sugo della pasta.
Ammiro i
meravigliosi disegnatori, anzi, gli artisti, che li hanno fatti vivere
dagli anni Trenta in poi e hanno risposto con la fantasia al bisogno
individualista e ottimista dell’America nei momenti peggiori della sua
storia, dalla Grande Depressione alla Guerra alla torbida paura del
Terrorismo. Tutti loro, con l’eccezione di Batman, sono organismi
geneticamente modificati, ma psicologicamente rattrappiti e immaturi
come Superman, incapace di diventare adulto nella sua eterna adolescenza
di Peter Pan alieno. Ma se devo temere il grano Ogm perchè dovrei aver
fiducia in un supereroe Ogm? Invidia la mia, alla fine, di pedestre
pedone, schiacciato dalla gravità, incastrato nell’ingorgo, padre
incapace di risparmiare ai figli l’immancabile caduta dalla biciclettina
con il ginocchio sbucciato, mentre loro salvano fanciulle che
precipitano da grattacieli e ripescano transatlantici dal naufragio.
Vorrei lasciarmi coccolare anche io dalle loro avventure e dalla loro
forza mentre ancora cerco invano nella tasca l’ultimo fottuto gettone
per finire di dettare il pezzo in cronaca da una cabina telefonica.