domenica 12 giugno 2016

Repubblica 12.6.16
Killa: colpa delle armi, non del successo facile
L’intervista. Parla Il Giudice Di “The Voice Of Italy”
di Luigi Bolognini

Emis Killa ha un motivo in più per essere turbato dall’assassinio di Christina Grimmie: la cantante era stata concorrente della versione Usa di The voice, talent show di cui il rapper è coach in Italia. «Cose che lasciano esterrefatti, non hanno un senso che sia uno».
Può contare il fatto che la ragazza fosse celebre?
«Dubito che lo sapremo, visto che l’assassino si è suicidato. Certo, non lo possiamo escludere del tutto vista l’America, un Paese che amo, ma dove ci sono troppi squilibrati che possono girare con armi da fuoco e sfogarsi contro chi, chissà perché, lo ossessiona».
È il prezzo da pagare per l’essere famosi in America?
«Diciamo che è qualcosa da mettere tristemente in conto, un’eventualità che può capitare così come un operaio può cadere da un ponteggio. Capita una volta su un milione, e non dovrebbe capitare neanche quella volta, ma capita. Però, ripeto, parlo degli Stati Uniti, qui da noi il massimo rischio di noi musicisti è beccarsi un hater su Internet che ti ricopre di insulti, tu che rispondi, un litigio virtuale, morta lì».
Christina è morta mentre firmava autografi, cosa ordinaria pure per lei. Mai avuto paura di chi si poteva trovare davanti?
«No, davvero. Minacce mai ricevute, e mai avuto la sensazione che potesse arrivare uno con un coltello o un’arma. Qualche botta è capitata, robetta».
Robetta? Può spiegare meglio?
«Quello che capita spesso, e non solo a me, ma anche ad altri colleghi, è che ci siano ragazze che vogliono farsi una foto assieme. E se ci sono ragazze di solito ci sono anche i loro ragazzi, che a volte si ingelosiscono. Quindi capita che la cosa finisca a spintoni, insulti, ma nulla di più».