domenica 12 giugno 2016

Repubblica 12.6.16
L’amaca
Michele Serra
IL libretto di Hitler allegato al “Giornale”, più che un effetto politico, produce un effetto di stravagante efferatezza merceologica, come se Sallusti, per proseguire la serie, intendesse fornire ai suoi lettori un gatto a nove code, un sex-toy per sadomaso, un biglietto omaggio per una di quelle mostre itineranti sulla tortura nelle quali le famigliole inorridiscono di fronte a letti di chiodi e tenaglie arroventate. Poi vanno a mangiare un gelato. Per quanto si sia sforzato lui, e si sforzino i suoi tardivi concessionari milanesi, Hitler non è mai davvero riuscito a diventare oggetto di un vero e proprio “dibattito storico”, anche perché non c’è granché da dibattere, a proposito del promotore del più grande genocidio della storia umana. Nonostante pullulino, a fascicoli e nelle notti televisive, “I carri armati di Hitler”, “Le donne di Hitler”, “I gerarchi di Hitler”, “Le montdi agne di Hitler” e presto inevitabilmente “I wurstel di Hitler” in omaggio alla moda culinaria imperante, l’impressione è che l’approfondimento storico c’entri pochino. C’entra una sorta di morbosa attrazione per uno dei grandi Mostri dell’umanità, con inevitabile apparentamento con le grandi star dell’horror, come Dracula e Freddy Krueger, dei quali Hitler non aveva, però, le sfumature psicologiche. Ma non vorremmo avere dato una nuova idea al direttore del “Giornale”.