sabato 11 giugno 2016

Repubblica 11.6.16
Corruzione, scontro Davigo-Cantone
Edi m.Pa.
ROMA. Davigo versus Cantone, ma Renzi difende il secondo e Orlando rimbrotta il primo. Pier Camillo Davigo, il presidente dell’Anm, di buon mattino parla dalla tribuna dei giovani confindustriali a S.Margherita. Tranchant, come sempre. La corruzione? «Non si può combattere con l’Anac». Il nuovo codice degli appalti? «Tutta roba che non serve». Raffaele Cantone, al vertice dell’Authority Anticorruzione da due anni, premette subito che «non vuole fare polemiche», ma all’ora di pranzo a Repubblica dice: «È un’idea vecchia che la corruzione si può battere solo con arresti e agenti provocatori. Certo che la repressione è importantissima, ma lo è altrettanto la prevenzione ben fatta, come dimostrano le statistiche dei paesi stranieri dove si è seguita questa strada». Quando è sera, e il premier Mattero Renzi parla anche lui a S.Margherita, dove ovviamente non si incontra con Davigo, la sua difesa di Cantone è piena: «Se non ci fossero stati l’Anac e Cantone non avremmo fatto Expo, non saremmo intervenuti sul Mose, centinaia di appalti sarebbero finiti in un vicolo cieco e avremmo buttato via un sacco di soldi». E il codice degli appalti? «A me pare un passo avanti, e non uno indietro».
Un codice che invece Davigo ritiene inutile perché «da anni si scrivono regole sempre più stringenti che danno fastidio alle aziende perbene e non fanno né caldo né freddo a quelle delinquenziali ». La sua ricetta è un’altra: «Servono operazioni sotto copertura, con agenti infiltrati che fingono di essere imprenditori ». Cantone, che ha seguito il lungo iter del nuovo codice degli appalti e ne ha promosso il testo, la pensa all’opposto: «Evidentemente Davigo non l’ha ancora letto in modo approfondito... ». Ovviamente è la stessa idea di Riccardo Nencini, il vice ministro delle Infrastrutture che ha seguito l’iter del codice («A stare con Davigo dovremmo sostituirlo col gioco delle tre carte...»). Mentre a Davigo che butta giù anche la legge anticorruzione – «Se fossi ministro ne farei una diversa perché serve a poco alzare le pene se non si sa a chi darle» – replica il Guardasigilli Andrea Orlando: «Nella legge anticorruzione non c’è solo l’aumento delle pene, ma anche lo sconto per chi collabora». E poi il governo «ha varato pure il nuovo falso in bilancio e l’autoriciclaggio ». E Davigo? L’ex pm di Mani pulite minimizza: «Sono cose che ho detto mille volte. E sono scritte nella Costituzione, all’articolo 15. Solo l’autorità giudiziaria può fare le intercettazioni, l’Anac non le può fare». Quindi non ce l’ha con Cantone? «Io ho solo parlato dell’Anac, non di Cantone, perché l’autorità amministrativa non si identifica con il suo capo». Davigo non è contro Cantone? Il presidente dell’Anm risponde ai limiti della pazienza: «Tra noi non c’è nessuna lite». Ma le sue affermazioni, dette già altre volte da quando è al vertice delle toghe, fanno riflettere: «L’Anac non ha gli strumenti per reprimere i reati, che la legge affida all’autorità giudiziaria, come le intercettazioni e le indagini internazionali ». Anac da buttare via? Davigo: «Non è un ente inutile, ma fa cose diverse. Se però si fa passare l’idea che combatte la corruzione, allora si fa passare una cosa una cosa che è impossibile». L’idea di Cantone è tutt’altra: «La repressione da sola non funziona. L’idea che tutto si risolva con le manette è stata smentita dai fatti».