Repubblica 10.6.16
Quella sinistra radical chic
risponde Corrado Augias
CARO
AUGIAS, a mio parere non s’è dato il dovuto rilievo a una notizia
relativa alle ultime elezioni amministrative per cui i quartieri
borghesi di Roma hanno dato molte preferenze al partito democratico
mentre le periferie dove c’è chiaramente un reddito inferiore e una
popolazione che una volta si chiamava popolare, nel senso non della fama
ma della composizione sociale, ha votato in maggioranza o per i Cinque
Stelle o per la destra. Ho letto dei commenti ma non bastano a spiegare
che cosa è successo e non mi sembra sufficiente dire che il capo del
Governo Matteo Renzi ha detto di voler fare il partito della nazione
dove le differenze che una volta si chiamavano di classe verrebbero
attenuate fino a scomparire. Il fenomeno è più profondo e mi preoccupa
perché sembra il rovesciamento di ciò che dovrebbe essere e che è sempre
stato. In maniera semplificata si potrebbe dire che i ricchi devono
votare a destra e i meno ricchi a sinistra. Se questa regola così
vecchia non esiste più credo che ci dovremmo tutti preoccupare, sia i
ricchi sia i meno ricchi.
Lettera firmata
IL
FENOMENO di cui si parla nella lettera è accaduto non solo a Roma, anche
se nella capitale è stato comunque vistoso. I municipi dove il Pd ha
avuto il maggior numero di voti sono il I e il II cioè centro storico e
Flaminio Parioli, zone abitate in prevalenza da una borghesia agiata.
Mercoledì scorso questo giornale ha pubblicato un’intervista (di Luca
Valtorta) al cantante trentenne Niccolò Contessa autore di una canzone
che pare scritta ad hoc: “I pariolini di 18 anni”. Il giovane artista se
la prende con i “radical chic” descritti come genitori dei suddetti
pariolini ai quali rimprovera: «Di fare una vita molto agiata con idee
di sinistra, più o meno estreme, senza però essere toccati dai problemi
di chi sta in periferia». Modo un po’ più raffinato per esprimere il
concetto brutalmente riassunto dall’espressione: cuore a sinistra,
portafoglio a destra. In Italia abbiamo adottato come al solito
l’espressione inglese, i francesi ne hanno coniate un paio autoctone:
gauche- caviar e bourgeois- bohème, spregiativamente abbreviata in Bo-
bo. Autore della formula nel lontano 1970, è lo scrittore americano Tom
Wolfe che pubblicò un ampio resoconto del ricevimento dato dal direttore
d’orchestra Leonard Bernstein nel suo attico di Park Avenue per
raccogliere fondi a favore delle “pantere nere”, gruppo rivoluzionario
marxista. Indro Montanelli prontamente la riprese dando appunto della
radical-chic a Camilla Cederna, graffiante scrittrice progressista
appartenente all’alta borghesia lombarda. A voler arrivare ancora più
lontano si potrebbe risalire al XVIII secolo per rintracciare il
prototipo in certi salotti parigini dove si discuteva di un progetto di
libro che contenesse un “dizionario ragionato delle scienze, delle arti e
dei mestieri”. Insomma, un’enciclopedia, anzi: l’Enciclopedia.
Eccetera. Insomma, borghesi agiati favorevoli al progresso sono comparsi
spesso nella storia. Per gli attuali occorre distinguere tra chi tenta
come può di dare un suo contributo e una frangia caricaturale
(minoritaria?) tutta chiacchiere e aperitivo.