mercoledì 8 giugno 2016

La Stampa 8.6.16
Dal vice di Tronca alla sinistra
La giunta eclettica di Virginia
Un tecnico al Bilancio per rassicurare. E due radical eleganti: Berdini sicuro all’Urbanistica, Montanari alla Cultura
di Jacopo Iacoboni Giuseppe Salvaggiulo

Virginia Raggi vuole una squadra di assessori il più possibile sganciata dal direttorio del Movimento 5 Stelle, che dia un segno di autonomia della sindaca (tanto discussa e attaccata come «eterodiretta» per il contratto con la Casaleggio), e la faccia partire con alcune competenze esterne di alto profilo (e in parte sorprendenti), in grado di rassicurare sulla «tenuta istituzionale» della giunta ma anche di calamitare voti di aree politiche escluse dal ballottaggio. «La stiamo ultimando, sicuramente la annunceremo prima del voto, ma alcuni degli assessori ci hanno chiesto per ragioni professionali di non renderla pubblica». La Stampa è in grado di rivelare i nomi chiave che ne dovrebbero fare parte e di cui si è discusso ieri in una riunione ai più alti livelli.
Il primo è quello di Paolo Berdini, che sarà assessore in un ruolo davvero chiave nella Capitale, l’Urbanistica. Berdini è un urbanista di valore, ha lavorato per molte amministrazioni pubbliche ma è anche impegnato nelle battaglie civili con Italia Nostra e Wwf. Ha scritto libri importanti sulla storia dell’urbanistica romana e il suo progressivo degrado: da Roma Moderna con Italo Insolera (Einaudi) a Le città fallite (Donzelli). Ha lavorato anche sull’estinzione dei servizi essenziali come i trasporti, una delle fisse della Raggi. È un nome nella scia di Antonio Cederna, per capirci: tutt’altro che gradito ai palazzinari romani. Primo a essere contattato dalla Raggi un mese fa, le ha dato consigli importanti su come strutturare la squadra.
Il secondo acquisto importante che Virginia vuole portare a casa è Tomaso Montanari alla Cultura. Storico dell’arte moderna, cattedra a Napoli, pupillo di Salvatore Settis, classe ’71, Montanari è impegnato anche nella battaglia e nella polemica culturale contro la mala gestione del patrimonio culturale. Scrive per Repubblica e Micromega, è vicepresidente di Libertà e Giustizia, associazione fondata da Carlo De Benedetti. Lo stima anche Enrico Rossi, governatore della Toscana che lo voleva come assessore, ma dovette arrendersi al veto di Renzi.
Berdini e Montanari parlano agli elettori di sinistra. Contatti del M5S ci sono stati anche con Carlo Verdone, che ha simpatia per la Raggi, ma è difficile da vedere in un ruolo gestionale. Uno dei timori di alcuni professionisti stimati è che la giunta imbarchi anche almeno una figura iperpoliticizzata, screditata o di modesta caratura. Rischi in tal senso ci sono, anche per la dinamica dei rapporti della Raggi con la filiera romana del M5S guidata da Roberta Lombardi.
Una figura chiave - vicesindaco o capo di gabinetto - sarà quella di Daniele Frongia, ricercatore dell’Istat e consigliere comunale uscente (dove è stato presidente della commissione sulla spending review). Chi lo conosce molto bene lo descrive come un tipo preciso, anche lui un grillino molto atipico, taciturno, secchione. Uno che se deve occuparsi di rete fognaria passa la notte a leggersi un librone sugli acquedotti romani. Frongia ha appena scritto un libro (E io pago, Chiarelettere) in cui documenta, carte alla mano, gli sprechi nei conti del Campidoglio. Frongia è un campione juniores di scacchi, e sapete con chi si è sfidato in qualche campionato? Con Davide Casaleggio. Il vincitore non ci è noto.
Figura decisiva è quella dell’assessore al Bilancio, per gestire il fardello del debito di una città virtualmente fallita. Questione che nelle riunioni tra la Raggi viene vista così: in caso di vittoria, Renzi potrebbe «strangolare» finanziariamente la neonata giunta, addebitandole poi il default. Per questo serve un supertecnico, L’assessore dovrebbe essere in continuità con la gestione prefettizia insediata dopo la caduta di Marino: Pasqualino Castaldi, attualmente uno dei sei subcommissari di Tronca, delegato al bilancio. Castaldi, dirigente della Ragioneria dello Stato, ha lavorato al Tesoro con Giarda e Baldassarri, è tra i massimi esperti di finanza locale. Un nome di garanzia nei rapporti con le istituzioni romane al più alto livello. Curiosamente, lo stesso metodo seguito per la delega al Bilancio da Zingaretti in Regione.
Per lo sport, l'ex calciatore Damiano Tommasi ha declinato per motivi personali. Si parla di un ex rugbista, Andrea Lioi. Infine l’assessorato a tempo per le società partecipate, un’altra voragine di debiti e prebende politico-sindacali: era circolato il nome di un dirigente comunale esperto, Salvatore Romeo. Ma non si farà, perché è un nome che divide.
La partita è iniziata, Virginia si sta smarcando da chi nel M5S voleva commissariarla.