La Stampa 7.6.16
Parioli Democratico (PD)
di Massimo Gramellini
Vista
dall’alto, la mappa elettorale di Roma è un mare grillino in tempesta
che circonda una zattera rosé: il centro storico e i Parioli sono gli
unici due municipi dell’immensa capitale in cui ha prevalso il Pd. Una
foto epocale. Il partito della fu-sinistra che sfonda solo nei quartieri
dove vivono i ricchi e i turisti, mentre non trova più le parole per
comunicare con la nuova plebe del pubblico impiego e del piccolo
cabotaggio, così come a Torino fatica a placare le ansie del ceto medio
impoverito. (Va un po’ meglio a Milano, città di commercianti inclini
alla moderazione per necessità di mestiere).
Con tutti i suoi
immani difetti, il Pd rimane l’unica comunità politica che vanti ancora
uno straccio di classe dirigente. Non si può negare che i Fassino e i
Giachetti, rispettivamente cresciuti alla grande scuola di Berlinguer e
Pannella, siano più preparati e affidabili delle loro rivali a
Cinquestelle. Una delle quali, la Raggi, non brilla neppure per
simpatia. Ma l’aria che tira è quella del 1789. Il Terzo Stato degli
esclusi e dei penalizzati dalla globalizzazione rivolge la propria
rabbia contro i detentori del potere e la traduce in disgusto. Ieri una
lettrice mi ha scritto: «Smettetela di intervistare i famosi, non hanno
nulla di interessante da dirci. Intervistate i poveri cristi che si
arrabattano per arrivare a fine mese». Lo spirito del tempo è questo.
Una classe dirigente che non ha più contatti con le periferie
dell’esistenza smette di essere élite e diventa aristocrazia. Ciò che la
conduce alla distruzione è che non se ne rende nemmeno conto.